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RICORRENZA DEL GIORNO

19/03/2014

Benito Jacovitti

Unico”. Se dovessimo definire lo stile di Jacovitti (19 marzo 1923 - 3 dicembre 1997) in una sola parola, sarebbe quella: “unico”. Non c’è stato in Italia un disegnatore che abbia avuto il suo tratto e men che meno il suo talento nel complicare la scena e nell’infarcirla di elementi surreali. Volendo, potremmo dire che Jacovitti è il Dalì del fumetto italiano. Avete presente Cocco Bill? Il terzetto Tizio, Caio e Sempronio? Il suo poetico e innovativo Pinocchio?

Benito Jacovitti è sempre stato un mistero. Non abbiamo mai capito chi si nascondeva dietro a quel nome che era già di suo riconoscibile e provocatorio. Non abbiamo mai capito che storie ci volesse raccontare, se fosse serio o, al di là del foglio, ridacchiasse osservando la nostra reazione. Di fronte alle sue opere la critica doveva fare un passo indietro. Lo stesso doveva fare il lettore qualunque, che lo seguiva, ad esempio, sul nostro Giornalino. Soltanto in quel modo, da una certa distanza, poteva trovare il filo tra salami, lische di pesce e piedoni che sbucavano da tutte le parti. Jacovitti era talmente unico e strampalato che si fatica a trovare un suo erede nel mondo del fumetto italiano contemporaneo. E ancora, a quasi vent'anni dalla scomparsa, se ne sente la mancanza.