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RICORRENZA DEL GIORNO

30/08/2013

Anna Politkovskaja

Prima di tutto, Anna Stepanovna Politkovskaja è stata una donna:
figlia di due diplomatici ucraini presso le Nazioni Uniti nasce a New York il 30 agosto 1958 e si laurea all’Università di Mosca nel 1980.
Poi, è stata una giornalista:
nel 1982 scrive per Izvestija, il giornale della Capitale, e qualche anno più tardi collabora con Egor Jakovlev, direttore della Obsčaja Gazeta e collaboratore di Mikhail Gorbaciov.
Nel 1998 si reca per la prima volta in Cecenia e intervista il presidente neo-eletto, Aslan Mashkadov.
Poi, è stata una voce critica:
dal 1999 collabora con Novaja Gazeta, un piccolo giornale, indipendente e combattivo. In questo periodo viaggia nelle repubbliche del Caucaso (Cecenia, Daghestan, Inguscezia) e scopre “l’orrore”: le città e i paesi sono distrutti e desolati, i campi profughi in condizioni disastrose, gli ospedali allo stremo. L'esercito terrorizza e violenta la popolazione locale, i servizi segreti sono corrotti e fuori controllo. Anna scrive articoli e pubblica libri. Prende posizione, critica l’operato di “mamma Russia”, attacca frontalmente Vladimir Putin, allora e attualmente Presidente.
Nel 2001 è costretta a fuggire a Vienna in seguito alle intimidazioni ricevute da Sergei Lapin, ufficiale dell'OMON, le forze speciali russe, accusato di crimini contro la popolazione civile cecena. Non sono le uniche minacce che riceve.
Alla fine, diventa un simbolo:
il 7 ottobre 2006, nel giorno del cinquantaquattresimo compleanno di Putin, viene uccisa all’interno del palazzo in cui vive, a Mosca. Accanto al suo corpo senza vita, la polizia trova una pistola Makarov PM e quattro bossoli. Gli arresti dei primi sospettati avvengono l’agosto successivo.
L'8 ottobre, gli agenti sequestrano il computer della Politkovskaja e tutto il materiale dell'inchiesta alla quale stava lavorando.
Il 10 ottobre, si svolgono i funerali presso il cimitero Troekurovskij di Mosca. Parecipano più di mille persone. Non c'è nessun rappresentante delle istituzioni.   
Il 19 febbraio 2009, si chiude il processo: i quattro accusati dell'omicidio vengono assolti
Il 25 giugno dello stesso anno, i giudici della Corte Suprema annullano la sentenza e riaprono il processo.
Nella primavere del 2011 viene arrestato il presunto assassino, Rustam Makhmudov. Nell'agosto 2011 l'ex tenente colonnello della polizia Dmitrij Pavljuchenkov. In ottobre vengono indagati il boss ceceno Lom-Ali Gajtukaev e l'ex agente moscovita, Sergej Khadzhikurbanov. 
Il 21 giugno 2013 si è aperto un nuovo processo sulla morte.

Il mondo è in attesa.