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RICORRENZA DEL GIORNO

17/06/2013

Andrea Pazienza

A volte bisogna osare, essere curiosi. Bisogna avere la forza di lasciare (che, attenzione, non vuole dire “abbandonare”) la propria prospettiva, e di guardare “oltre”; forti delle proprie convinzioni, dei propri valori e della propria identità, bisogna avere il coraggio di prendere in considerazione quello che avviene nel “campo avversario”.
È quello che stiamo facendo.
Andrea Pazienza non era “uno dei nostri”. Al contrario: ha criticato, offeso, preso in giro la nostra realtà. Probabilmente non l'ha capita, e non ha fatto niente per farlo.
Non importa.
Andrea Pazienza, morto esattamente venticinque anni fa,  è stato uno dei più grandi fumettisti italiani (e del mondo), e ha contribuito a trasformare un innocuo passatempo (le strisce dei giornali, per intendersi)  in “letteratura disegnata”, come dice Pratt, nella “nona arte” (quella di Eisner, Mattioli, Moore, Pratt, Spiegelman e Taniguchi, per fare qualche nome).
Andrea Pazienza non si limitava a disegnare, Andrea Pazienza raccontava.
La vita, la morte, la gioia, la tristezza, il sublime, il fango: c’era tutto un mondo nelle sue storie.
Non giudichiamolo per quello che è stato e non prendiamo a modello (anche perché, molto probabilmente, non avrebbe voluto), ma solo per quello che ci ha lasciato. Per lui vale quanto ha scritto Vincenzo Mollica: Andrea Pazienza era una fonte di emozioni. Conoscerlo significava capire subito che il centro del mondo passava sotto i suoi piedi. Sia che parlasse sia che disegnasse, Pazienza era un grande orchestratore di emozioni; la banalità non lo interessava, la parola abitudine non rientrava nel suo vocabolario. Vederlo disegnare era come assistere a uno spettacolo; sorprendevano la rapidità e l'incisività del suo segno, ma anche la capacità di passare dal dramma alla commedia. Andrea Pazienza, insomma, rideva e faceva ridere, si commuoveva e faceva commuovere, s'inquietava e faceva inquietare. Il tutto avveniva con grande naturalezza, con la spontaneità di chi non ha bisogno di spiegare (…) Andrea Pazienza è passato sul pianeta che ci ospita come una meteora, tutti pensano di averlo conosciuto e capito, tanti ostentano un'amicizia esclusiva. Probabilmente la verità è che chi lo ha conosciuto ha vissuto un frammento di Paz, un frammento da rubare, da possedere come si può possedere una poesia che si ama. I frammenti sparsi da Pazienza sono tantissimi, sia come artista sia come uomo. Riuscire a riunirli come in un mosaico è un sogno da non coltivare perché impossibile; Andrenza infatti ha tenuto i frammenti più importanti per sé.