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"Registi disobbedienti" è un saggio su come alcuni registi, prevaricando la regola della linea di campo e diverse altre convenzioni o soluzioni di continuità e allontanandosi dalle strutture classiche della sceneggiatura e del famoso "Happy End", sono riusciti a creare dei veri e propri capolavori. "Un libro utile e anche divertente, perché costruito intorno ad una contraddizione: si parla di disubbidienze linguistiche, si descrive e legittima tutto ciò che è fuori norma, ma insieme non si smette mai di ricordare le regole formali da cui si parte, le basi condivise di una grammatica cinematografica senza la quale niente sarebbe possibile." (dalla prefazione di Piero Spila)
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