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Vi sono testi nei quali un autore riesce, in poche pagine, a offrire un compendio illuminante del proprio pensiero. ? il caso di questo saggio di Nicolai Hartmann. Nato come discorso di apertura a una discussione, nel 1931, con altri filosofi tedeschi, lo scritto affronta alcune questioni decisive della filosofia: che cos'è la realtà, come la si conosce, ha senso l'obiezione scettica sulla inconoscibilità delle cose in sé? Domande alle quali Hartmann, andando contro l'opinione del neokantismo e della fenomenologia, risponde con il suo realismo centrato sull'eccedenza del reale rispetto a ogni attività conoscitiva del soggetto. Un realismo duro, disincantato, che appare inattuale. Tuttavia la sua classicità - come mostra il dibattito qui riportato con Max Dessoir, Heinz Heimsoeth, Moritz Geiger, Helmuth Plessner, Kurt Huber, Helmut Kuhn ... - sta nel delineare i lineamenti di un'ontologia insieme rigorosa e problematica.
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