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Scrive Gennaro Carillo: "Genova 2001 è stata teatro di una stasis in piena regola. Alla Diaz si è inverato il più sinistro dei sogni platonici, quello che nella Repubblica si definisce come il deinotaton, l'evento più tremendo di tutti: un corpo organizzato di difensori, di guardiani, infierisce contro coloro che dovrebbe proteggere. [...] A pensarci bene, anche Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi erano alla Diaz e, insieme a loro, tutti i picchiati a morte dalle forze dell'ordine. Perché? dove c'è un fascismo eterno, con la sua avidità? di ordine nuovo, c'è anche una Diaz altrettanto eterna, con le sue «cento barelle» e una violenza dissimulata dietro i presupposti stessi dello Stato." A vent'anni esatti da quel sangue, Massimo Palma ci regala versi potenti e difficili, scritti in precario equilibrio fra una cronaca bruciante e il tempo che ci divide da essa, come una distanza sembra aver segnato la fine di una comunità possibile. Restare in questa zona pericolosa, senza essere didascalici, è il grande merito di questa raccolta, che si potrebbe anche definire civile. Palma ci riesce partendo da un prerequisito: la scelta di uno sguardo che riconosce nella vita che si muove la sua eterna divisione della gioia, quella stasi che non è detto possa portare a un nuovo ordine delle cose.
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