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Trascurato per secoli, riscoperto solo alla fine dell’ottocento, e amato ancora oggi per il ritratto “Ragazza con turbante” (meglio conosciuta come “La ragazza con l’orecchino di perla”), Jan Vermeer, nacque a Delft, dove venne battezzato il 31 ottobre 1632. Figlio di un tessitore di seta e mercante d’arte iniziò a frequentare, sin dalla giovane età, collezionisti e artisti. Incominciò il suo apprendistato nel 1647, probabilmente presso Carel Fabritius, allievo del grande Rembrandt, artista che influenzò indirettamente Jan per tutto il periodo giovanile. Il 29 dicembre 1653, Vermeer divenne membro dell’associazione di pittori Gilda di San Luca della quale, pur non riuscendo inizialmente a pagare la quota associativa, divenne capo nel 1662. Una sua peculiarità artistica fu quella di dipingere attraverso la “camera ottica”, strumento di studio della luce all’interno della quale era possibile vedere un'immagine capovolta. Questo apparecchio “scientifico” di indagine, usato solitamente più per esperimenti che per opere d’arte, permise a Vermeer di creare effetti unici come il "fuori fuoco", ma fece sì che i contemporanei vedessero i suoi quadri come descrizione fredda e imparziale della realtà. Anche l’interesse per la resa del colore, il fatto che riuscisse ad ottenere straordinarie trasparenze grazie ad una tecnica chiamata pointillé, e l’estrema cura con cui pestava le terre e creava i pigmenti, avvicinò la visione del lavoro dell’artista ad un’idea di scientifica esecuzione dell’atto pittorico attraverso il quale si andavano a creare vere e proprie “nature morte con esseri umani” ma dai colori vividi e brillanti. In questo libro sono raccolte tutte le opere del grande artista olandese giunte sino a noi: circa quaranta a lui attribuite, di cui solo sedici risultano autografe
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