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Intervista esclusiva a Björn Larsson



Björn Larsson, uno dei maggiori scrittori svedesi, è docente di letteratura francese all'Università di Lund. Appassionato di barca a vela, colloca molti suoi romanzi in ambiente marino. Con La vera storia del pirata Long John, che ha scalato le classifiche di vendita anche in Italia, ha ottenuto un successo internazionale. Oltre che autore di romanzi, è traduttore e saggista. Parla correttamente, oltre che il francese lingua in cui ha scritto anche dei romanzi, l'italiano. In un incontro milanese, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, I poeti morti non scrivono gialli, ci rilasciato questa intervista.


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La prima domanda parte da una frase del suo ultimo libro I poeti morti non scrivono gialli: “come essere un uomo, come restarlo, come evitare di diventare disumano: queste sono le sole, vere domande della letteratura".

Lo penso seriamente e ho scritto anche altre cose su questo tema. Non tutto quello che c’è nel libro corrisponde al mio pensiero perché nella costruzione dei personaggi pongo anche loro autonomi pensieri, ma questo corrisponde esattamente a quello che credo debba essere il compito della letteratura.

Si può amare di più la letteratura degli esseri umani?

No, certamente. Il tema su cui riflettere è diverso: non si deve mitizzare tutta la letteratura perché ci sono dei libri che non valgono niente, altri sono invece bellissimi. Non dico che la letteratura in assoluto abbia un valore, dipende da come è fatta. La grande letteratura sa far vivere le situazioni rappresentate, che diventano vita, e questa ha un ruolo molto importante da giocare.


Nella sua ultima opera la scrittura narrativa è considerata quasi una caduta per un poeta. Lei pensa che la poesia sia di un livello superiore rispetto alla prosa?

No, non lo penso assolutamente. Non si può dire che Mallarmé sia superiore a Balzac o che Dante sia superiore a Shakespeare o a Tolstoj sono diverse le modalità di comunicazione, non si possono paragonare tra loro. Si deve distinguere solo tra buona e cattiva letteratura.


I romanzi di genere, il giallo ad esempio, possono rientrare nella definizione di alta letteratura? mi ha incuriosito infatti il sottotitolo del suo ultimo romanzo, "Una specie di giallo"?

A volte sì, altre no di sicuro. Non mi piacciono le etichette. Io penso che sia uno svantaggio per un'opera letteraria essere letta con dei pregiudizi. Se uno vede che un libro è inserito in una collana che lo identifica con un genere può subito pensare che sia un’opera mediocre, un'opera minore: è meglio non dire niente, si deve parlare di romanzo o di opera teatrale e basta. In questo modo il lettore deve fare un suo sforzo personale per trovare il libro che meglio corrisponda alla sua persona.

Nel suo ultimo romanzo sono citati tra gli altri due figure importanti, per diverse ragioni, per l'Italia, Saviano e Pasolini. Pensa che questi autori abbiano un rilievo internazionale rispetto ad altri scrittori italiani?

Saviano non è un romanziere, ha fatto un saggio molto importante soprattutto per l’Italia. È troppo presto per dire se ha un rilievo internazionale. Italo Calvino o Elsa Morante sono autori molto letti in tutto il mondo e sono diventati ormai dei classici contemporanei per tutti, ma sono pochissimi gli scrittori italiani conosciuti all’estero. Anche Pasolini è più conosciuto come regista che come scrittore.

Tina ama la poesia e non l’uomo, Diana anche non sa amare… un intellettuale secondo lei fa fatica ad amare?

Può essere. Ma la mia idea era di dimostrare che non si deve idolatrare la letteratura, e l’errore del mio personaggio è proprio questo: la poesia diventa un idolo. Anche in questo caso inoltre è necessario distinguere tra buona poesia e poesia in generale. Abbiamo bisogno di essere più rigorosi, con più sfumature, perché la realtà è più complessa, non bisogna generalizzare.

La figura dell’editore nel suo romanzo è molto interessante: quale deve essere, secondo lei, il ruolo di un editore?

L’editore può aiutare il lettore a scegliere i libri, adesso non è quasi mai così. In Europa si pubblicano circa cinquantamila romanzi e c’è bisogno di un critico serio per aiutare non solo il lettore, ma anche il libraio a scegliere che cosa consigliare ai lettori. Purtroppo il critico serio non esiste quasi più, raramente leggiamo della critica seria. L’editore esiste però sono pochi quelli che fanno un lavoro a lungo termine, sono pubblicati troppi libri, spesso del tutto inutili e sono pochi anche i librai che sanno aiutare i lettori, la scelta dovrebbe essere a monte e dovrebbe spettare all’editore.

La figura del poliziotto poeta è piuttosto curiosa, come le è venuta in mente?

Faceva parte dell’indagine. Dato che era un poeta ad essere stato ucciso ho immaginato un poliziotto poeta e poi esistono veramente dei poliziotti che hanno questa passione per la poesia. Ho fatto una ricerca e ho scoperto che in Francia ci sono almeno tre agenti che hanno pubblicato raccolte di poesia e anche in Svezia ce n’è uno, e penso che anche in Italia ce ne sia qualcuno.

Per concludere la nostra chiacchierata, una domanda generale: la letteratura, l’arte in generale, serve per capire meglio la realtà?

No, ma serve a immaginare le possibilità della realtà, è questo il compito dell’arte: immaginare come potrebbe essere la realtà. In questo si fa un lavoro di interrogazione e in questo senso si può avere qualche strumento in più per interpretare la realtà, ma non è questo il compito principale della letteratura.