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"Immaginate uomini, donne, bambini in partenza per lontani lidi, stipati "nelle stive di sgangherati ed insicuri velieri, con gli occhi lucidi, la morte nel cuore, qualche tozzo di pane raffermo per sfamarsi e la speranza di far fortuna e di tornare lì dove erano nati". Immaginate una grande folla con il "cuore in gola", che sventola bianchi fazzoletti per salutare i propri congiunti. Immaginate ora i tanti racconti che coloro che salpavano per il cosiddetto "nuovo Eldorado", inviavano ai parenti. Tali narrazioni rappresentano, a distanza di tempo, un'importante fonte storica per conoscere tradizioni, usanze e costumi molto diversi dai nostri, come quelli riportati in un vecchio epistolario del marchese Michele Vincenzo Sabino Santomauro, bisnonno dell'autore, che, fin dal 1878, dopo il tracollo della sua impresa di costruzioni, aveva ricevuto in concessione lo sfruttamento di miniere d'oro in Venezuela. Da tali lettere trae spunto lo scrittore per regalare al lettore narrazioni solo in parte avvolte dalla fantasia, descrizioni di stupendi paesaggi, notizie storiche legate alle contrade d'Oltremare, trascinandolo così in un viaggio lungo tutto lo Stato Bolivar. Ed ecco il parco di Canaima nella "Gran Sabana" con i 115 tepuyes, vasti territori ricchi di pozzi petroliferi o di miniere d'oro e le rive dei fiumi Orinoco e Caronì, che attraversano la foresta fluviale amazzonica, ancor oggi selvaggia ed inesplorata, abitata da tribù di indios allo stato primordiale. A render questi luoghi indimenticabili le leggende della Madonna del Roraima e del "cacique" Tiuna ed eventi come la lotta con l'anaconda, la ricerca del lupo dalla criniera o l'assalto dei puma ambientati nell'"Oceano verde" della giungla amazzonica, a volte silenziosa, a volte animata dal canto degli uccelli, ma in cui il pericolo e le insidie sono sempre costanti". (Maria Micelisopo)
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