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La riflessione sullo strappo nella poesia del Novecento rispetto ai canoni più tradizionali e vincenti dell'Homo Italicus, come potremmo chiamare il prototipo letterario e culturale dell'Italiano sedimentatosi nei secoli, emerge sin dal titolo del volume. Fondamentale, nel rompere quel canone, è il Gobetti lettore di poesia e critico implacabile degli aspetti più inquietanti e reazionari dell'«autobiografia della nazione». Proprio il dialogo di Montale con Gobetti e Papini fa da cerniera tra primo e secondo Novecento, riflettendo su «ciò che siamo» e ancor più «non siamo». A precederlo alcuni dei suoi padri nobili: Pascoli, Gozzano e Campana; a seguirlo, le voci maggiormente rappresentative del genere poetico di contestazione più radicale: quella forma invettivale quanto mai viva nel secondo Novecento e oltre. Tra le peculiarità di questo volume di Carla Chiummo spicca la scelta di un taglio "militante" e insieme attento - come è proprio della metodologia della studiosa - alle caratteristiche stilistiche, linguistiche e intertestuali degli autori qui attraversati.
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