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"Carissimo Leandro, penso al titolo della tua opera. Poi, interiormente, prima ancora di accedere al tuo lavoro, entro nel corpo del vento. Nella sua esistenza. Questo pensiero mi tiene in un significato non solo sensoriale ma anche metaforico, in un'accezione più ampia. Mi sporge interiormente per accedere, cioè, dentro una materia invisibile, ma tangibile. Così come è il vento. A volte sconvolgente, per la sua for-za dirompente, persino mortale. Altre volte, vitalissima per la sua diffusione seminale. Così avvolta e involta nella corporeità aerea, entro dopo aver meditato la soglia nominale che tu hai creato". Dalla lettera di Anna Maria Farabbi
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