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Un buen retiro sulle alture di Deiva Marina, in un verde anfiteatro, con lo sguardo rivolto al mare, in lontananza: in quel luogo incantato che prende il nome dalla pietra friabile che vi si trova sono nati, fra il 2011 e il 2013, questi "Canti della Pietra marcia" con i quali il cinquantennale itinerario poetico di Domenico Camera ha probabilmente raggiunto il suo vertice. Nel silenzio della Pietra marcia il pensoso bilancio di una vita, che si fa universale, s'intreccia con gli aspetti del luogo (gli alberi, gli animali) e della quotidianità (l'orto coltivato con Ida), amorosamente accolti nei versi e scanditi con il personalissimo tono lieve insieme e fermo, colloquiale e insieme raffinato, ch'è la cifra del poeta; fino all'intensa e pur sobria meditazione della suite conclusiva e all'immagine finale degli uccelli che «evaporano in fretta, / assorbiti dall'azzurro fondo, / per sempre». (Paolo Zoboli).
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