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Ancora oggi, a quasi due secoli di distanza, la vicenda umana e artistica di Ludwig van Beethoven non finisce di sorprendere. A partire dalla messe di aggettivi iperbolici con cui si è soliti definire il suo straordinario talento musicale e che non sembrano per nulla inappropriati. Geniale, rivoluzionario, visionario: sono queste le parole cui ci affidiamo per spiegare quello che in fondo rimane un enigma. Come è stato possibile che nel giro di pochi decenni il pronipote di un fornaio della provincia fiamminga sia riuscito a diventare una delle eminenti personalità della storia culturale europea? Come è arrivato a conquistare una fama immensa e a rivoluzionare i canoni musicali dell'epoca al punto che dopo di lui niente sarà più come prima? Come ha potuto cogliere appieno lo spirito del tempo, anticipando valori e sentimenti che a lungo innerveranno l'arte e la cultura, la politica e il costume? Basata su una ricerca d'archivio senza precedenti, questa biografia di Beethoven scritta da Jan Caeyers, direttore d'orchestra e musicologo belga, getta una luce nuova sulla vita e l'opera del grande musicista tedesco. Dall'adolescenza a Bonn al trasferimento a Vienna nel 1792, dalle prime prove come giovane virtuosista alle immortali sinfonie, fino al declino e alla marginalità degli ultimi anni, il ritratto del brillante compositore si accompagna a quello dell'uomo tormentato, perennemente angustiato dal denaro, in conflitto con la famiglia e gli amici, sofferente dell'amore mai corrisposto, alle prese con la drammatica perdita dell'udito e stordito dall'eccessivo consumo di alcol. Un uomo vittima di irrefrenabili sbalzi d'umore, irascibile, scostante. E tuttavia generoso, scaltro negli affari, abile nel marketing di se stesso, capace di tessere fruttuose relazioni sociali. Desideroso di dar prova di sé nelle grandi capitali europee, eppure spaventato all'idea di abbandonare il bozzolo rassicurante della capitale asburgica. Una figura complessa, dunque, impossibile da restituire in tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Ma è proprio questo, in fondo, a fare di Beethoven l'icona dell'artista moderno: il mito che diventa uomo, con le sue debolezze, le sue miserie, il suo fragile splendore.
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