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Apri al canto, Signore, le nostre labbra. Pregare i salmi con Gesù. La parola ogni giorno

Libro di   Giuseppe Grampa

Apri al canto, Signore, le nostre labbra. Pregare i salmi con Gesù. La parola ogni giorno Libro di  Giuseppe Grampa
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Questo libretto suggerisce per ogni giorno un salmo, ventinove dei centocinquanta contenuti nella Bibbia. Ma perché è bello scandire i giorni con la lettura, la meditazione, la preghiera dei salmi? Semplice la risposta: Gesù stesso ha avuto sulle labbra queste espressioni. Secondo Matteo e Marco l'ultima parola di Gesù è ripresa dell'inizio del Salmo 22: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?». Secondo Luca l'ultima parola è: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito», ripresa dal Salmo 31. E Giovanni riporta l'invocazione: «Ho sete», che ritroviamo nel Salmo 42. La prima comunità legge nei salmi la vicenda di Gesù, in particolare Pietro, con le parole del Salmo 16, ne annuncia la risurrezione (cfr. At 2,25ss.). La risposta alla domanda: perché leggere i salmi, la troviamo sulle labbra di Gesù che apparendo agli undici dopo la risurrezione, dice: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi; bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (Lc 24,44). Dice Gesù: «Cose scritte su di me... nei Salmi». Ecco la ragione decisiva per leggere e rileggere i salmi. Due ragioni mi hanno guidato nella scelta dei ventinove salmi di questo libretto: anzitutto ho scelto quelli che vengono ripresi nelle pagine del Nuovo Testamento e che variamente alludono alla persona di Gesù. In tal modo si conferma il legame tra i due Testamenti, tra il popolo di Israele e i discepoli di Gesù. E nel mio commento ho costantemente riletto il salmo alla luce di parole analoghe che ritroviamo sulle labbra di Gesù, di Maria, dei discepoli. La seconda ragione è squisitamente personale: ho scelto i salmi che mi facevano sognare il paese di Gesù e, commentandoli, lo confesso, intensa è stata l'emozione. Ho voluto così ringraziare il cardinale Carlo Maria Martini che mi ha contagiato con l'amore per la Terrasanta. Infine, questo scritto è nato nei giorni di "clausura" per il Coronavirus. Ve n'è traccia tra le righe, a ricordo dei morti e monito per i vivi.

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