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22/01/2018

San Vincenzo Pallotti

Ha un’ottima preparazione, è confessore al Seminario Romano e al Collegio Urbano di Propaganda Fide, attivo in molte opere di carità. Vincenzo Pallotti, romano, nato nel 1795 e prete dal 1818, va incontro a diffidenze e ostacoli nel mondo ecclesiastico perché come pochi altri capisce ciò che il tempo esige dai cattolici. Dopo il tornado della Rivoluzione francese e di Napoleone, vescovi, preti, religiosi, studiosi, si spendono generosamente in difesa della fede. E lui vede e apprezza. Ma dice che non basta più: il problema vero non è proteggere il recinto dei credenti; bisogna conquistare altri credenti ancora, dappertutto. E aggiunge: questo è compito di tutti, perché ogni singolo cristiano ha il dovere di custodire la fede e di diffonderla dove non c’è ancora o non c’è più. Vincenzo rispetta il mandato apostolico peculiare del papa, dei vescovi, del clero; ma parla poi di “apostolato cattolico” come dovere e competenza di ogni credente, perchè “a ciascuno ha comandato Iddio di procurare la salute eterna del suo prossimo”. Su questa base sorge nel 1835 l’Opera dell’Apostolato Cattolico, associazione di laici che avrà come “parte interna e motrice” una comunità di sacerdoti, seguita dalla congregazione delle suore dell’Apostolato Cattolico. Scopo: far conoscere Cristo con la parola, l’insegnamento,  le opere di carità spirituale e materiale. Gregorio XVI approva l’Opera e a Roma tutti hanno grande stima per don Vincenzo. Ma la sua società d’apostolato, dopo un buon inizio, passa da un ostacolo all’altro, e vede sempre rinviata l’approvazione delle sue Regole (fino al 1904). Vincenzo muore con la fama di sant’uomo che ha fatto uno sbaglio. Quello sbaglio che però andrà avanti, trovando i Pallottini sempre vivi e operosi nel XXI secolo. Quello sbaglio che ha portato aria nuova nella Chiesa, ma che rallenterà la causa della sua canonizzazione. Ci vorrà papa Pio XI a spazzare riserve e diffidenza, proclamando Vincenzo “operaio vero delle missioni”. Giovanni XXIII lo proclamerà santo nel 1963. Due anni dopo, il decreto Apostolicam actuositatem del concilio Vaticano II dirà solennemente: “I laici derivano il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo Capo”. Le parole di Vincenzo Pallotti risuoneranno così, dopo centotrenta anni, nella Chiesa universale attraverso la voce di papa Paolo VI.