San Pio X papa
È nato nel Veneto ancora soggetto all’Austria. Suo
padre è “cursore” del comune di Riese, la madre
Margherita Sanson è sarta. In casa ci sono due figli e
sei figlie. Giuseppe, il maggiore, esce sacerdote a
ventitre anni dal seminario di Padova, e serve in diocesi
di Treviso come vicario a Tombolo, come parroco
a Salzano e poi come direttore spirituale nel
seminario. A trentanove anni è vescovo a Mantova,
in tempi difficili tra agitazioni sociali e clero discorde.
Nel 1893, nominato patriarca di Venezia, deve
aspettare a lungo l’autorizzazione governativa all’insediamento.
Nell’agosto 1903, morto papa Leone XIII, un veto –
l’ultimo – del governo austro-ungarico blocca in conclave
l’elezione del cardinale Mariano Rampolla. I
cardinali respingono quella pretesa e poi fanno papa
lui, Giuseppe Sarto, che prenderà il nome di Pio X.
Nella prima enciclica egli esorta a vigilare “affinché i cattolici e, prima, i
sacerdoti, non siano attratti e fuorviati da una certa scienza nuova ma fallace,
che con larvati e subdoli argomenti si studia di dare il passo agli errori del razionalismo e semirazionalismo”. Affronta subito il riordinamento delle
leggi della Chiesa; un’opera che occuperà tutto il pontificato. In politica
italiana, attenua empiricamente l’antico divieto per i cattolici di andare al
voto, senza tuttavia abolirlo. Affronta con dignità la grave crisi con la Francia
dopo le leggi dell’inizio del XX secolo, che depredano parrocchie, vescovadi,
seminari, condannando quella spoliazione, ma respingendo pure
forme sospette di compenso.
Non è un politico e non cerca rivincite anacronistiche. È la compattezza dei
cattolici che gli sta a cuore. E scende in trincea quando ritiene in pericolo
la dottrina. Nel clero e nei fedeli. Interviene duramente a condannare il
modernismo, visto come minaccia esiziale alla purezza della dottrina; e qui
accade pure che con queste intenzioni e in suo nome si compiano ingiustizie gravi e dalle lunghe e negative conseguenze, contro
uomini a volte esuberanti, ma indubbiamente “puri
di cuore” e votati al bene della Chiesa. Diceva uno
di loro, Ernesto Buonaiuti: “Noi assistiamo allo spettacolo
strano di una istituzione che, mentre il nemico
giunge rumorosamente alle porte, dichiara guerra ai
suoi familiari e caccia dal suo grembo le migliori
reclute”.
Pio X resta nella storia della Chiesa come il papa del
catechismo. Quello che per primo ha voluto mettere
anche i piccoli a contatto con la dottrina della Chiesa,
presentata sotto forma di domande e di risposte.
Il libretto che è passato per le mani di molte generazioni
di fedeli, ha dato loro la prima formazione cristiana.
L’altra grande impresa di Pio X è stata la riorganizzazione
della Chiesa nel suo vertice, la curia romana,
profondamente e beneficamente trasformata nel
1908, cosicché lui l’ha potuta vedere e “collaudare”.
L’altro pilastro del mutamento, il nuovo Codice di
diritto canonico, sarà invece terminato e pubblicato
dopo la sua morte.
L’ultimo documento pubblico di Pio X è un appello ai cattolici di tutto il
mondo, invitati a pregare per la pace, mentre il conflitto dell’estate 1914 tra
Austria-Ungheria e Serbia, si sta trasformando nella Prima Guerra
Mondiale. Il documento è stato scritto ai primi di agosto. E il giorno 20 Pio
X muore. Quarant’anni dopo, nel 1954, papa Pio XII Pacelli lo proclama santo.
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