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10/08/2018

San Lorenzo

La tradizione della Chiesa di Roma è unanime nell’indicare il 10 agosto come data del martirio di san Lorenzo. La fonte più antica è la Depositio Martyrum, una sorta di calendario redatto nel 354, che indica per ciascun martire il giorno e il luogo della morte. Questa prima testimonianza relativa a san Lorenzo è completata dal Martirologio geronimiano, antica raccolta di martiri italiani, che indica nel cimitero del Verano a Roma il luogo della sua sepoltura. Si precisa inoltre che Lorenzo era arcidiacono della Chiesa di Roma. Quest’ultima notizia è confermata dalla testimonianza del poeta spagnolo Prudenzio, che nell’inno dedicato a san Lorenzo, afferma che egli presiedeva il collegio dei sette diaconi della Chiesa di Roma. Due aspetti accompagnano la figura di san Lorenzo: la scarsità delle fonti storiche, che non forniscono alcun dettaglio sulla sua vita e si limitano ad indicare il giorno della sua morte e il luogo della sepoltura; la grande venerazione che circonda la sua memoria. La compresenza di questi due fattori ha determinato la nascita e la diffusione della leggenda agiografica, che andò a colmare il vuoto di notizie storiche su un personaggio così venerato e autorevole. È notevole poi il fatto che il testo che contiene la leggenda agiografica di san Lorenzo, la cosiddetta Passio Polychronii, non possieda un’unica redazione: ne abbiamo tre versioni, composte tra V e VII secolo. Altri testimoni antichi della diffusione che ebbe sono due scrittori della fine del IV secolo: sant’Ambrogio e Prudenzio. Il vescovo di Milano si sofferma principalmente sul dialogo fra papa Sisto II e Lorenzo, mentre il primo viene condotto al luogo dell’esecuzione. Il papa chiede al suo diacono, che vorrebbe unirsi al suo martirio, di pazientare ancora tre giorni e di distribuire ai poveri i beni della Chiesa. Prudenzio privilegia l’aspetto popolare e costruisce un tessuto narrativo drammatico, in cui hanno grande spazio i dialoghi fra i due protagonisti, san Lorenzo e il suo accusatore, il prefetto Cornelio Secolare. Quando quest’ultimo ordina a Lorenzo di consegnare le ricchezze della Chiesa, il diacono chiede una proroga di tre giorni per poterle raccogliere; il giorno stabilito, dopo essersi affrettato a distribuire i beni tra i poveri, egli presenta al prefetto il vero tesoro della Chiesa: una folla di malati, mendicanti, ciechi e storpi.

Messo in ridicolo da Lorenzo, il giudice ordina che sia sottoposto a una morte lenta; ma nemmeno il supplizio della graticola riesce a piegare la fede di san Lorenzo, al punto che questo riesce a beffare nuovamente il suo carnefice con la nota battuta: “Da questa parte è cotto; gira e mangia!”. Nonostante l’aspetto leggendario di questa narrazione, da essa emergono alcuni dati storici incontrovertibili. In primo luogo, è fuori discussione l’identità del martire: è esistito un diacono di nome Lorenzo, che fu condannato a morte sotto Valeriano nel 258. Tale notizia è riferita in una lettera da Cipriano: il vescovo di Cartagine, che, pochi mesi dopo, sarebbe caduto vittima della medesima persecuzione, racconta che papa Sisto II e quattro diaconi della chiesa di Roma furono condotti in un cimitero e lì decapitati il 6 agosto 258. Sulla base di quest’ultima testimonianza, si può affermare che il particolare della graticola a proposito del martirio di san Lorenzo sembrerebbe un’aggiunta volta a ingigantire la sua gloria e a rendere proverbiale la sua eroica sopportazione della sofferenza patita. Del resto, nessuna fonte antica menziona l’uso della tortura a proposito della persecuzione di Valeriano, che fu meno crudele di quella di Decio e di Diocleziano: l’editto del 258 ordinava l’arresto e l’immediata esecuzione di vescovi, preti e diaconi, senza il ricorso alla tortura. In secondo luogo, alcuni elementi della leggenda agiografica mostrano il ruolo svolto da san Lorenzo e la sua autorevolezza all’interno della Chiesa di Roma. In quanto arcidiacono, egli era preposto all’amministrazione dei beni ecclesiastici: la distribuzione ai poveri dei beni ecclesiastici mette in luce come fosse centrale nella Chiesa dei primi secoli la preoccupazione per i meno abbienti. Infine, nella narrazione agiografica di san Lorenzo si può leggere la venerazione della Chiesa di Roma nei suoi confronti. Infatti Prudenzio e la Passio Polychronii riportano la preghiera che san Lorenzo avrebbe pronunciato per la città e il popolo di Roma. In essa il martire prega perché la città sia liberata definitivamente dall’idolatria del paganesimo e si abbandoni al servizio del vero Dio. Con una bella espressione, Prudenzio definisce san Lorenzo “perenne console” della Roma celeste. La grande devozione del popolo romano nei confronti di san Lorenzo è riflessa dalla quantità straordinaria di luoghi di culto che gli vennero dedicati fin dai primi secoli: è stato calcolato che a Roma, nel medioevo, esistevano più di trenta chiese o cappelle a lui intitolate.

(Testo di Marco Impagliazzo)