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In quest'ultima prova narrativa Paolo Lanaro va alla ricerca degli antecedenti familiari, psicologici, morali della vicenda raccontata in Una tazza di polvere (Cierre, 2014). Il tempo dolcemente liquido dell'infanzia e della prima adolescenza si coagula all'improvviso in una sequenza variopinta di flash che illuminano giochi, avventure, amori, illusioni del protagonista e dei suoi amici di un tempo. Ma ne esce anche il ritratto incisivo e profondo di una piccola comunità che vive, e talvolta si trova perfino a sognare, la propria esistenza come se fosse un romanzo, con i tipi, i dilemmi, le atmosfere, che i romanzi sanno offrire ai lettori. Alla fine quello che si presenta come un memoir si trasforma in un piccolo concerto di episodi e di destini che fa da sfondo alle domande, alle paure, alle speranze di un uomo che per capire il significato del suo essere al mondo si sente costretto a tornare indietro, agli esordi iridescenti e volatili della propria storia personale.
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