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Ester - la straniera, la regina, la nascosta - è protagonista del libro biblico che porta il suo nome, il rotolo che viene letto nella festa di Purim, in cui tra lacrime e sorrisi si parla della storia e di come cambiarla sia azione possibile. Un libro quindi «per un tempo come questo» (Ester 4,4), per il tempo dell'esilio e della contaminazione con il mondo della Persia di allora, e anche per un tempo come il nostro. Ester è una narrazione e vuole essere nuovamente e continuamente narrata. Il rotolo è entrato tardivamente nel canone ebraico; è stato accolto in quello cristiano con diverse aggiunte greche; è stato, ed è, ritualmente letto dagli ebrei, che gli hanno dedicato un commento talmudico, un midrash, diversi targumim. Ester è il rotolo e la capacità di srotolarlo, di rivelare quello che è nascosto pur mantenendolo tale, come il Nome di Dio. Raccontata, testimoniata, declinata e allusa in molte altre e diverse esistenze e situazioni, la vicenda di Ester ha alimentato un immaginario secolare, da quello letterario e poetico a quello pittorico, musicale, teatrale. Qui, nella rilettura di Giusi Quarenghi, trova la forza poetica e la competenza biblica per tornare a parlare ai nostri giorni.
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