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Esiste una terra sperduta, tra la taiga, i fiordi, la tundra. La chiamano Sàpmi e non è indicata in nessuna cartina geografica. Eppure c'è, si estende tra Norvegia, Finlandia, Svezia e Russia. I suoi abitanti sono di etnia Sami, l'ultimo popolo indigeno d'Europa. A lungo chiamati Lapponi (un termine dispregiativo, traducibile come "straccio"), sono custodi di una cultura ancestrale che ha valicato leggi e confini nazionali imposti ed è sopravvissuta per millenni a conflitti, emarginazione e razzismo. Grazie a una tenace resilienza, radicata nella lotta, e alla piena consapevolezza della propria identità etnica. Elementi, questi, emersi con forza nelle testimonianze raccolte dall'autrice lungo un viaggio che continua e si riverbera anche tra le pagine di questo libro. Un viaggio che non solo indaga sull'esistenza dell'indigeno contemporaneo in un presente contraddittorio, attraversandone i territori e raccogliendone la voce, ma fa molto di più. Ci pone di fronte a esperienze che rivelano limiti e forze, paure e audacie che sono di tutti. Ma che hanno il potere di innescare una trasformazione, rendendoci consapevoli anche di quel diritto innato di essere cittadini del mondo.
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