Da quando è esplosa la crisi, il termine “finanza” e le sue varie declinazioni non sono più materia solo per esperti. Tutti infatti subiamo le conseguenze di un utilizzo molto disinvolto del denaro da parte di banche e di speculatori. Ma è possibile pensare alla finanza in termini di etica? È possibile insomma che quest’aspetto dell’economia rispetti regole precise e rassicuranti per i risparmiatori?
Ecco alcune norme a cui si attiene la cosiddetta “finanza etica”. Prima di tutto considera il credito un diritto umano quindi vanno favoriti quei progetti personali o di comunità che abbiano come scopo lo sviluppo delle condizioni di vita individuali o collettive. Non ritiene poi legittimo avere come scopo il puro arricchimento, quindi impedisce ogni forma di speculazione attraverso lo scambio o il possesso del denaro. Garantisce inoltre la totale trasparenza sull’uso dei depositi dei risparmiatori avendo sempre come finalità per i propri investimenti il bene sociale e ambientale. In Italia dal 1999 esiste una Banca Etica, ispirata appunto ai principi della finanza etica e al codice di comportamento a questa indissolubilmente collegato. Con il risparmio raccolto sono finanziate organizzazioni che operano in quattro settori specifici: cooperazione sociale, cooperazione internazionale, cultura e tutela ambientale. Vengono anche erogati finanziamenti individuali, sempre soggetti a criteri ben precisi e che richiedono come garanzia la serietà della persona che lo richiede e la finalità per cui lo richiede: ad esempio non verrò mai dato un mutuo per l’acquisto di una casa di lusso o per avere il possesso di qualsiasi bene costoso e superfluo… In ogni caso tutti i finanziamenti erogati sono visibili sul sito della Banca. Tra i suoi fondatori possiamo vedere le Acli, l’Agesci, il Gruppo Abele, Manitese, l’Arci, le Associazioni delle botteghe del commercio equo e solidale e altre realtà che si ispirano ad una economia “dal volto umano” e solidale.
Non bisogna però confondere questa attività con la beneficenza perché l’efficienza è considerata una componente della responsabilità etica: indispensabile infatti da parte del singolo o del gruppo che si affida questo tipo di finanza "l’assunzione di responsabilità, sia nel mettere a disposizione il proprio risparmio, sia nel farne un uso che consenta di conservarne il valore". Questo perché il rapporto con la banca è considerato "tra soggetti con pari dignità".
La finanza così non è qualcosa da cui guardarsi, una specie di mostro che fa un po’ paura e che fa sentire prede, diventa invece qualcosa di nostro e il denaro che si chiede o che si risparmia, si trasforma in uno strumento di corretto benessere e di crescita personale e sociale.