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Stephen King, non solo brividi

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Stephen King...basta pronunciarne il nome e subito si pensa al suo ruolo indiscusso di "maestro dell'orrore". La mente corre subito alle immagini della follia di Jack Nicholson in Shining, a un pagliaccio inquietante in IT (che ancora attraversa gli incubi di molti), sangue che cola, suspence, esplosioni di terrore.
Di certo Stephen King ha riformato il nostro immaginario e ha popolato di nuovi personaggi terrificanti l'idea stessa di paura. Eppure, sarebbe un errore relegarlo in un "genere" e attribuirgli solo virtù di intrattenimento. Come dice lo scrittore Nicola Lagioia in un suo articolo su Internazionale, Stephen King è colui che, più di chiunque altro nel nostro tempo, ha raccolto l'eredità e il grande insegnamento di Charles Dickens. Come in Dickens (si pensi a Grandi Speranze o Oliver Twist) così in King siamo sedotti da una "stupefacente potenza immaginativa, l’assoluta mancanza di realismo, l’atmosfera magica, le sporcature preziose, l’esplorazione di ambienti sordidi, la capacità di descrivere l’infanzia come un lungo sogno notturno pieno di orrori e meraviglia, la forza evocativa di personaggi che sembrano sempre usciti da un mondo parallelo"(cit. Lagioia).
A dispetto di tutto, c'è molto realismo nella scrittura di King. I suoi personaggi sono veri, imperfetti, simili a noi...questo rende più vero anche il fantastico, più credibile l'incredibile, più terrificante ciò che altrimenti ci sembrerebbe ridicolo.
Perchè il "male" descritto da King ci colpisce così profondamente? Probabilmente perchè è esterno ai personaggi, viene da un altro mondo, affiora in modo imprevedibile e gli uomini sono vulnerabili di fronte ad esso. Il male non è solo una forza ma anche un essere pensante. Come Satana per il Cristianesimo.

Leggere Stephen King non dovrebbe essere solo motivato dalla ricerca di sensazioni forti e attimi adrenalinici. C'è di più. Forse vale la pena riscoprirlo, in attesa che il nuovo film di IT arrivi nelle sale cinematografiche per ridefinire i contorni delle nostre paure. E delimitarle.