Santissima Annunziata
vota, segnala o condividi
Questo nome è dato in riferimento all’annunzio dell’angelo Gabriele a Maria circa la nascita del Messia, secondo il racconto del Vangelo di Luca. Considerata l’importanza di questo annunzio, che si colloca al centro della storia della salvezza, cioè nella “pienezza del tempo”, la Vergine di Nazaret diviene l’Annunziata. Questo appellativo passa poi in vari campi della storia, della fede e della cultura. Dall’onomastica, dove il nome è declinato al femminile e al maschile (Annunziata, Annunziato o Nunzio), alla designazione dei membri di alcuni istituti religiosi, come le Annunziate (o Annunziatine) di Lombardia organizzate a Pavia (1408), le Annunziatine celesti o turchine, fondate a Genova nel 1602 dalla beata Maria Vittoria Fornari. In numismatica esisteva l’Annunziata, moneta d’argento del valore di 14 soldi e l’Annunziata piccola o Nunziatina del valore di 7 soldi, ambedue coniate da Ferrante II Gonzaga, duca di Guastalla (morto nel 1630). L’Ordine cavalleresco della casa di Savoia, istituito nel 1364 da Amedeo VI, come Ordine del Collare, viene denominato da Carlo III, nel 1518, Ordine dell’Annunziata, insigne onorificenza, riservata a personaggi di alta benemerenza; l’Ordine non è più riconosciuto dalla Repubblica italiana. Soprattutto in iconografia emerge il tipo dell’Annunziata, reso famoso da un quadro di Antonello da Messina (1474), che percorre in infinite variazioni tutti i secoli. Possiamo affermare che si tratta del tema preferito dagli artisti cristiani, a cominciare dall’ignoto pittore delle catacombe di Priscilla che raffigura la Vergine seduta in trono e il messaggero in piedi (III secolo). Nell’arco trionfale di Santa Maria Maggiore a Roma (432-440) il mosaicista rappresenta la Vergine vestita da principessa, mentre però lavora il filo di porpora secondo il racconto degli apocrifi; in alto l’angelo in volo verso di lei è raffigurato come una Nike annunciatrice di vittoria.
Nel VI secolo avvengono dei cambiamenti: Maria passa da sinistra a destra risultando enfatizzata perché punto d’arrivo del movimento dell’occhio, inoltre da seduta comincia a essere raffigurata in piedi in atto di parlare, per esempio, nella miniatura del Codice di Rabbula (VI secolo).
Nel Medioevo la Vergine si trasforma in orante e al posto del fuso regge in mano il libro del salterio o della Parola di Dio, oppure – come avviene nella cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto (1305) – sia Maria che l’angelo sono in ginocchio. Inoltre incominciano a comparire le persone della Trinità: il Padre, lo Spirito e il Verbo in forma di piccolo bambino. Nel mosaico di Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere (1291) alla sommità della scena si scorge il volto del Padre e in una scia che parte da lui emerge la colomba simbolo dello Spirito. L’iconografia ha espresso la libertà della fanciulla di Nazaret attraverso il gesto delle mani di Maria di fronte all’angelo, che rivolte col palmo verso l’esterno, indicano l’iniziale turbamento; se, al contrario, sono ripiegate sul petto, esprimono il consenso. Il motivo delle braccia incrociate in atto di preghiera, già presente in Giotto e in Bernardo Daddi (1330), diviene abituale nelle varie raffigurazioni intensamente mistiche del Beato Angelico (m. 1455).
Con il susseguirsi dei secoli cambia pure l’ambiente della scena: se Jan van Eyck la colloca all’interno di una chiesa gotica in piena atmosfera sacrale (prima metà del XV secolo), Leonardo la situa in un meraviglioso giardino rinascimentale, dove non manca un capitello della romanità classica (ca. 1472). Con Crivelli l’Annunciazione assume una dimensione pubblica, con la presenza accanto all’angelo di sant’Emidio, che sorregge la città di Ascoli assurta da poco a città autonoma per concessione di Sisto IV (1482).
Nel Rinascimento il “bastone viatorio” o “scettro di Gabriele” si tramuta in elementi vegetali simbolici: un ramoscello d’ulivo nella famosa Annunciazione di Simone Martini (1333) o un giglio nel Codice miniato di Chantilly (1411-16), che tanti artisti posteriori preferiranno, come Filippo Lippi (1445) e Botticelli (1489). Talvolta l’angelo reca in mano una palma, come si vede in un pannello della Maestà di Duccio (1308-11), ma allora si tratta dell’ultima annunciazione fatta a Maria tre giorni prima della sua Dormizione.
Dopo l’inondazione di luce della dimora della Vergine con l’ingresso di Gabriele accompagnato da una schiera di angeli, che caratterizza l’Annunciazione di Tintoretto (1583-87), di El Greco (1596-1600) e di Guido Reni (1631-32), i preraffaelliti con Dante Gabriele Rossetti (1850) riportano Maria sulla terra, anzi nel suo letto dove la sorprende il messaggero celeste, oppure la collocano biancovestita su una stuoia e su un tappeto orientale (James Tissot, 1895). Infine, l’astrattismo rappresenta l’evento con il solo accostamento di colori (Gerhard Richter nel 1973 e Brice Marden nel 1978).
Quanto alla festa dell’Annunciazione, le ricerche storiche stabiliscono che essa è sorta all’interno della celebrazione del Natale, come conseguenza o come preparazione. È certo che “nella prima metà del VI secolo, la Chiesa di Costantinopoli celebra con solennità l’Euaggelismòs (Annunciazione) il 25 marzo”, ciò si trasferirà a Roma e nella Spagna nel secolo seguente, sennonché nel 656 il concilio di Toledo istituisce la festa mariana del 18 dicembre. In tal modo si perde la correlazione cronologica con il Natale e con l’idea che l’Incarnazione, come la creazione del mondo, venga a coincidere con l’equinozio di primavera.
Nel Medioevo il giorno dell’Annunciazione è in molti luoghi l’inizio dell’anno civile e punto di riferimento per la numerazione degli anni. Poi s’impose il Natale come inizio dell’era cristiana. Nel 1972 il Messale di Paolo VI nomina la festa come Annunciazione del Signore e ne dota la celebrazione di un ricco formulario; ma nell’esortazione apostolica Marialis cultus (1974) la interpreta come “festività di Cristo e insieme della Vergine”.
Sotto il profilo biblico l’Annunciazione è interpretata dagli esegeti secondo alcuni schemi di comprensione, che ne evidenziano il significato teologico: 1. Annuncio di nascita meravigliosa che, sulla scia di quelli offerti dall’Antico Testamento, evidenzia il significato cristologico dell’annuncio a Maria. Il suo contenuto centrale è senza dubbio Cristo, oggetto di tutto il Vangelo, qui annunciato in due tempi: innanzitutto come Messia davidico che regnerà per sempre, poi come Figlio di Dio generato verginalmente nel grembo di Maria mediante lo Spirito. 2. Annuncio di vocazione, in quanto contiene gli elementi strutturali dei racconti di missione a favore del popolo di Dio (saluto, turbamento, primo messaggio, difficoltà, secondo messaggio, segno, consenso) e mette in rilievo la persona di Maria chiamata a entrare nel dialogo tra Dio e l’umanità mediante una risposta di fede esemplare e l’opera materna per la nascita del Figlio di Dio nella condizione umana. 3. Schema d’alleanza, avanzato dall’esegeta A. Serra, in quanto il racconto si snoda secondo il modello letterario dell’alleanza conclusa tra Dio e Israele sul Monte Sinai. Infatti nella risposta di Maria “Sono la serva del Signore: si faccia di me secondo la tua parola” (Luca 1, 38), si avverte l’eco della formula con cui il popolo dava il suo assenso all’alleanza nell’Antico Testamento: “Serviremo il Signore” e “faremo tutto quello che Jahvè ci ha detto”.
Dal punto di vista teologico l’Annunciazione è legata all’Incarnazione, che costituisce uno dei due misteri principali della fede cristiana insieme alla Trinità.
Il concilio Vaticano II parla con stupore dell’"altissimo mistero dell’Incarnazione" alla cui luce la Chiesa contempla la Vergine Madre. È un mistero salvifico, perché “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e s’incarnò per opera dello Spirito santo nel seno della Vergine Maria” (Credo niceno-costantinopolitano), ed è un mistero dialogico, in cui Dio non impone la sua volontà alla creatura libera ma chiede il consenso all’umile Vergine di Nazaret. Questo consenso di Maria conduce Ireneo (III secolo) a riscontrare in Maria la nuova Eva che, “obbedendo, divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano (...) Ciò che Eva aveva legato per la sua incredulità, Maria l’ha sciolto per la sua fede”.
L’Incarnazione è infine un mistero-codice, in quanto contiene in germe il futuro modo d’agire di Dio: la collaborazione di Maria con lo Spirito nel realizzare il capolavoro della storia della salvezza, cioè l’Incarnazione del Figlio di Dio, continua armonicamente ogni volta che si attuano meraviglie di grazia nella storia dell’umanità. In particolare Maria coopera, con amore di madre, alla rinascita dei figli di Dio.
(Stefano De Fiores)
-
Libri
Maria con i piedi per terra
Paolo Curtaz
€ 16,50
€ 15,
68
-5%
-
Libri
Maria. La madre di Gesù
Gianfranco Ravasi
€ 16,00
€ 15,
20
-5%
-
Libri
Beata Te che hai creduto
Carlo Carretto
€ 8,
90
-
Libri
Novena a Maria che scioglie i...
Lucio D'Abbraccio
€ 2,
50
-
Libri
Mamma come Maria
Francesco (Jorge Mario Bergoglio)
€ 1,50
€ 1,
42
-5%
-
Libri
Il più bel sì. Iconografia...
Stefano De Fiores, Tommaso Claudio Mineo
€ 30,00
€ 28,
50
-5%
-
Libri
Maria, donna dei nostri giorni
Antonio Bello
€ 9,50
€ 9,
02
-5%
-
Libri
Maria. La donna più bella del...
Angelo Comastri
€ 13,00
€ 12,
35
-5%
|
|