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La testa in tasca

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Siamo inevitabilmente tutti consumatori, la società contemporanea ce lo impone, ma è nelle scelte che quotidianamente compiamo che si può diventare cittadini attivi o semplici pedine di un’economia di mercato troppo spesso indifferente ai danni all’ambiente che ci circonda e al lavoro di chi produce i beni che vengono posti in vendita. Se usiamo la testa possiamo mettere in pratica alcune piccole, ma fondamentali, scelte nell’acquisto di beni alimentari e non. Scelte che, come si vedrà non solo tutelino l’ambiente, ma anche la nostra salute. Quanto costa, in termini di carburante e di relativo inquinamento un frutto o una verdura che arriva nei nostri supermercati dall’altra parte del mondo? È davvero indispensabile mangiare le fragole in pieno inverno? Non possiamo controllare la provenienza degli alimenti prima di metterli nel nostro carrello? Si parla di “chilometro zero”, cioè di prodotti coltivati il più vicino possibile al punto vendita: il loro trasporto non inquina, e i produttori di prossimità vengono maggiormente tutelati. Certamente se si abita nel Nord dell’Italia non è possibile avere agrumi coltivati nel territorio ed è corretto farne uso per ragioni di benefici alla salute. Si pone allora un’altra scelta: con quale spirito possiamo farci una bella spremuta se si pensa che a raccogliere quelle arance sono stati dei lavoratori stranieri trattati come  schiavi, costretti a vivere in ambienti disumani (Rosarno insegna…), e che la distribuzione di quelle merci o addirittura i terreni stessi in cui sono coltivate sono spesso soggetti alle varie mafie? Sarebbe necessario avere alcune garanzie, ma non è facile. Per questo scopo sono nati i Gruppi d’Acquisto Solidali (GAS) che ormai rappresentano in Italia una vera alternativa al tradizionale supermercato. I Gas chiedono al produttore una certificazione di eticità, cioè che i lavoratori non siano pagati in nero, e che ci sia un rapporto equo tra lavoro e salario. In più i prodotti distribuiti, non solo gli agrumi, devono essere biologici, cioè non devono avere subito processi chimici in nessuna fase sia di coltivazione che di conservazione. Si teme una maggiorazione di prezzo? Non è così perché acquistando collettivamente i costi vengono abbattuti. Ma di ciò che significano i Gruppi d’Acquisto Solidale parleremo in altra occasione. 
Anche sugli altri alimenti si può fare un ragionamento, infatti consumo critico significa ragionare su ciò che si consuma. Le varie occasioni (“3X2”, “sottocosto”, ecc.) che i supermercati propongono vengono duramente pagate dai produttori non certo da chi rivende i prodotti. Forse non si pensa a quante piccole aziende alimentari hanno chiuso negli ultimi anni proprio perché impossibilitate a sostenere dei prezzi stracciati che le grandi catene alimentari imponevano loro in modo ricattatorio.
Una nota aggiuntiva sul consumo critico: i capi d’abbigliamento che costano esageratamente poco, sicuramente corrispondono allo sfruttamento di chi li ha lavorati. E allora non conviene comprare un abito in meno e ad un prezzo ritenuto equo?