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La montagna, gli scalatori

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Ero sulla vetta del K2, stavo pestando la neve delle seconda montagna più alta del pianeta; la più bella, la più difficile. Era una sensazione sconvolgente, che mi aveva preso allo stomaco, e poi, via via, si era diffusa in tutto il corpo. Mi sembrava di sognare, non avevo mai visto uno spettacolo del genere: la “montagna delle montagne” allungava la sua ombra su un mare bianco di nuvole e neve (...) La rabbia, la stanchezza, la tensione che avevo accumulato durante l’ascensione si erano pacificate. Tutti i sacrifici che avevo fatto nel corso della mia esistenza, la mia stessa vita, in quell’istante, avevano trovato un senso. (da Ricominciare di Marco Confortola)

 

La montagna è uno spazio antico, che da sempre circonda e accompagna l’esistenza dell’uomo.
La montagna è un interrogativo costante: “Cosa c’è lì sopra? Cosa si prova?”.
La montagna è il silenzio, è il rumore del ghiaccio che si spacca sotto gli scarponi.
La montagna è la pace che segue alla salita, la fatica che richiede la discesa.
La montagna è quella di chi, privilegiato, apre la finestra e se la trova davanti e quella di chi si allena, prepara il materiale, si imbarca sull’aereo e viaggia fino all’altra parte del Pianeta.
La montagna è il verde della vegetazione, il blu dei laghi, il grigio della roccia, il bianco della neve.
La montagna sono gli stambecchi e gli yak himalayani, le marmotte e i falchi che librano nel cielo.
La montagna è: scalata, vissuta, osservata, sciata, maledetta, sognata.
La montagna  è: quiete, agonismo, concertazione, pace interiore
La montagna è pienezza, è assenza.
La montagna è la valle alle sue pendici, sono le sue pareti verticali, è la vetta.
La montagna è uno spazio fisico che l’uomo ha da sempre riempito di sogni e aspirazioni.