La Grande Guerra
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Sarajevo, 28 giugno 1914
Gavrilo Princip, patriota e nazionalista serbo, spara e colpisce a morte l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono dell’Impero austro-ungarico, e la moglie, la duchessa Sofia.
È la scintilla che produce lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
L’aria, però, era infiammabile da tempo, da quando, nella seconda metà dell’Ottocento, il mondo era percorso da due spinte uguali e contrarie: da una parte le ambizioni imperialistiche delle grandi potenze europee, dall’altra le istanze nazionalistiche.
Il conflitto contrappone due schieramenti: gli Imperi Centrali (capitanati da Austria-Ungheria e Germania) e l’Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia), con cui l’Italia si allea (1915).
La Prima Guerra Mondiale presenta elementi di novità rispetto ai conflitti dei secoli precedenti. Ad esempio:
-si svolge su scala mondiale, coinvolgendo Stati Uniti e Giappone, anche se le battaglie decisive si combattono in Europa
-implica una mobilitazione totale delle nazione coinvolte: uomini, industrie e organi di informazione sono piegati all’esigenze belliche
-segna l’affermazione delle ideologie di massa (nazionalismo e imperialismo), e degli apparati di propaganda
-con la diffusione delle armi automatiche (oltre che l’introduzione dei carro-armati e dei sottomarini), diventa guerra di posizione e di logoramento (“guerra di trincea”).
Le ostilità durano dal 28 luglio 1914 (l’Impero austroungarico attacca la Serbia) all’11 novembre 1918 (la Germania firma l’armistizio imposto dagli Alleati), quattro anni che producono quasi dieci milioni di morti e circa venti milioni di feriti.
I trattati di pace sono il risultato di lunghe e dure trattative condotte dalle potenze vincitrici (principalmente Francia e Inghilterra), che ridisegnano in modo radicale la carta geopolitica mondiale: sorgono alcuni Stati (dalla Polonia alla Iugoslavia) mentre altri tramontano (specialmente la Germania, cui viene assestato un colpo molto duro, dal quale, purtroppo, uscirà assecondando la sete di rivalsa e il folle disegno hitleriano). L’Italia, che siede al tavolo dei vincitori, ottiene Trentino, Alto Adige, Trieste e Istria, ma resta in sospeso la questione istriana (la “vittoria mutilata” di Gabriele D’Annunzio).
Se c’è un lascito positivo, una speranza per il futuro è la Società delle Nazioni, nata nel 1919 per iniziativa del presidente degli Stati Uniti, Wilson, al fine di mantenere l’integrità territoriale dei paesi membri, preservare la pace e sviluppare la cooperazione internazionale in campo economico e sociale.
Ma è una speranza fragile, che pochi anni dopo sarà travolta.
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