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La Candelora

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Ecce Dominus noster cum virtute veniet,
ut illuminet oculos servorum suorum

(cfr. Is 35, 4 – 5.)

Oggi la Luce è entrata nei nostri cuori, oggi la Tenebra è fugata dalla nostra esistenza, oggi Cristo presentato al Tempio illumina gli occhi di Simeone e svela il mistero della sua venuta a chi lo attendeva. Vaticinato dai Profeti, atteso dalle genti, viene con forza ad illuminare il suo popolo.
Con questa festa, che ricorre il 2 febbraio, la Chiesa celebra Cristo Luce del mondo, donandoci quasi un anticipo di quella Luce che si accenderà la notte di Pasqua e, processionalmente, illuminerà le navate delle nostre chiese e le volte delle nostre anime. A tal proposito san Sofronio ci insegna: “Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce.”

 

Già, mentre snodiamo la processione odierna, come Maria, anche noi portiamo la luce della nostra anima, e le nostre molteplici luci si uniscono alla Luce vera alla quale desideriamo giungere: Cristo Signore immolato per la nostra salvezza e offerto da Maria al Padre in segno di obbedienza ai precetti divini. Questa festa ci accompagna nel cammino della fede e, come ricorda il Motu Proprio, ci fa “riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede”. Certo, per i contemporanei, coevi del presente puntillizzato, per dirla con Bauman, è difficile avere l’atteggiamento del vecchio Simeone e della profetessa Anna, i quali confidano che Dio “non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura” (cfr. Eb 2,14-18). Comprendere la Liturgia significa vivere l'esperienza della fede secondo le parole di Simeone: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (cfr. Lc 2,22-32). In questo momento storico, in cui tutto sembra “liquido”, “non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita, ribadisce la Porta fidei, "se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio.”

Danilo Mauro Castiglione
Oblato Benedettino Secolare