La Bibbia è il libro dei libri, il testo per eccellenza. Qualcosa da cui non si può prescindere. È il primum, il principio di ogni movimento (vitale, spirituale, intellettuale). Nelle Scritture c’è tutto, ogni suono, ogni odore, ogni colore. C’è l’inizio, c’è la fine. C’è Dio, c’è l’uomo, ci sono tutte le sfumature delle sue emozioni. Di fronte alla Bibbia lo scrittore rimane senza fiato; rinuncia, alza le mani: “È inutile che mi sbatta”, pensa, “è stato già tutto scritto”. Al tempo stesso, però, la Bibbia ispira libri, quadri, sculture, musiche, monumenti. Rende l’uomo umano, tramite il sacrificio di Cristo lo lega al Creatore. È storia, ciò che dà senso e direzione ai fatti della vita. È legge, ciò che regola e sostiene l’azione. È rivelazione, interrogazione, poesia. È piena attualità, insieme di passato, presente e futuro.
La Bibbia è un libro universale, è il principio di unità tra persone, culture e tradizioni differenti. È la condizione di possibilità della speculazione teologica. I libri che la compongono, diversi nel tono, nella forma e nella lingua, prospettano un unico disegno provvidenziale. I principi che illustra (l’esistenza di Dio Padre, il Peccato Originario, la libertà umana, la Santa Alleanza) sono il fondamento delle diverse confessioni. Di più. Sono il fondamento di ogni morale. E questo, forse, è il “capolavoro dei capolavori”: la Bibbia si rivolge e coinvolge anche chi non fa parte di alcuna confessione. Parla al religioso, al laico, e, come testimonia l’esperienza del Cortile dei Gentili, fortemente voluta dal cardinale Ravasi, all’ateo. È qualcosa che va oltre ogni distinzione. Che viene prima.
In questa prospettiva, non del tutto ortodossa, la Bibbia digitale curata da Edizioni San Paolo rappresenta un’occasione. Un ponte, una mano che si tende verso l’altro. Una connessione.