Il Sinodo sulla famiglia del 2015: un cammino comune
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Il 18 ottobre 2014 papa Francesco, nel Discorso per la conclusione della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, invitava la Chiesa tutta «a trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare» e a un anno di distanza – dal 4 al 25 ottobre – il Sinodo dei Vescovi avrà per tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Ma come verrà affrontato un argomento così vasto e delicato?
L’Instrumentum laboris ci spiega che saranno dibattuti il rapporto tra famiglia e contesto antropologico-culturale, contesto socio-economico, inclusione, affettività e vita. Si tratta di uno spettro di riflessione piuttosto ampio al quale si affiancano il rapporto tra famiglia e Chiesa, famiglia ed evangelizzazione e, naturalmente, la generatività.
Le parole chiave del Sinodo saranno: ascolto, accoglienza e accompagnamento; parole indispensabili affinché il magistero della Chiesa sul matrimonio venga offerta in modo comunicativo ed efficace e raggiunga i cuori e li trasformi secondo la volontà di Dio manifestata in Cristo Gesù.
I fedeli però non saranno attori passivi del Sinodo, tutt’altro. Va infatti ricordato quanto scritto da Paolo VI (che istituì il Sinodo nel 1965 per mantenere viva l’esperienza del Concilio Vaticano II) nella Lumen Gentium: «I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr. Ef 5,32), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale; accettando ed educando la prole essi hanno così, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio».
Il cammino sinodale intrapreso è lungo e articolato e viene percorso insieme dai vescovi, dal Papa e da tutti i fedeli. Un cammino schietto dove – afferma papa Francesco – è essenziale «parlare chiaro. Nessuno dica: “Questo non si può dire; penserà di me così o così...”. Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia». Un cammino che, siamo sicuri, sarà fruttuoso.
Il punto a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo.
Sono state tre settimane di intenso lavoro, di confronto schietto e vivace. “Del resto, il Papa aveva invitato tutti alla totale franchezza” ha infatti dichiarato il vescovo belga Johan Bonny che, nel dire che “non esiste una dottrina separata dalla pastorale, o una pastorale che si afferma a spese della dottrina”, si trova sulla stessa linea di mons. Marcello Semeraro, per il quale: “la dottrina è conservata, ma si affrontano i problemi con maggior rispetto della realtà umana, fragile e complessa”. D’altronde le parole chiave per leggere il documento finale sono “accompagnamento, discernimento, integrazione” continua mons. Semeraro, membro della Commissione incaricata della sua stesura.
L’appello alla Misericordia di papa Francesco è stato accolto dai padri sinodali, prova ne è la nuova apertura a un annuncio del vangelo che tenga conto delle situazioni esistenziali in cui vivono i fedeli e a un discernimento caso per caso che non lasci fuori dai cammini pastorali la possibilità di accedere ai sacramenti. Il riferimento non è naturalmente solo ai separati o ai divorziati risposati ma anche ai conviventi e alle persone sposate civilmente, nell’ottica di una Chiesa inclusiva.
Come riportato dall’«Osservatore Romano», “i 94 punti della Relazione finale del Sinodo dei vescovi al Santo Padre Francesco sono stati votati quasi all’unanimità dai padri riuniti nella diciottesima e ultima congregazione”.
Nel discorso in chiusura del Sinodo, papa Francesco ha ricordato come “il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore”. Il papa ha anche sottolineato come i diversi punti di vista siano stati espressi del tutto liberalmente “purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli”, arricchendo e animando il dialogo, a ennesima riprova di una Chiesa viva che attinge alla fede per rinnovarsi costantemente.
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