San Paolo Store

Il papa emerito Benedetto XVI

vota, segnala o condividi

11 febbraio 2013:
nel  corso del Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, Joseph Ratzinger stupisce i presenti, e il mondo intero, con l’annuncio delle sue dimissioni: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino […]. Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005”.
28 febbraio 2013: 
dopo avere rinunciato alla cattedra di Pietro e avere comunicato che avrebbe vissuto “nascosto dal mondo”, dedicandosi allo studio e alla preghiera, il papa emerito Benedetto XVI lascia la Santa Sede a bordo di un elicottero. Sono immagini indelebili, che i fedeli di tutto il pianeta seguono con il fiato sospeso. Le emozioni si confondono, oscillano tra la malinconia, l'affetto e l’incredulità: “Perché?”, si chiedono.

 

Da quel momento ne sono successe di cose.
Una su tutte: il 12 marzo 2013 i cardinali elettori si riuniscono in Conclave e il giorno seguente, al quinto scrutinio, eleggono Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, 266° papa della Chiesa Cattolica con il nome di Francesco
In tutto questo tempo, Joseph Ratzinger rimane a Castel Gandolfo, "invisibile al mondo". 
Fino a quando, il 22 febbraio, si presenta nella basilica di San Pietro e prende parte al Concistoro per la nomina di diciannove nuovi cardinali. Nonostante le insistenze, il Papa emerito chiede e ottiene una sedia semplice, accanto ai cardinali. Quando Bergoglio va a salutarlo, lo accoglie con calore e si leva lo zucchetto in segno di umiltà e rispetto. I presenti non sono soltanto emozionati, sono commossi. Il cardinal Lajolo parla di una "fiammata di amore" nei suoi confronti.

 

Per celebrarla, e per celebrare un anno trascorso dalla sua rinuncia, riproponiamo alcuni brani dell’Udienza Generale del 27 febbraio 2013, l’ultima in qualità di Pontefice "in carica":  
“Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, [...] le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore. […] In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi [...]. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”.