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"Il matrimonio non è una fiction"

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L’apertura del Sinodo straordinario sulla Famiglia (5 – 19 ottobre) istituito da papa Francesco e dedicato alle “sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” si avvicina.
Per comprenderne la portata vale la pena riflettere sul fatto che l’assemblea straordinaria è convocata in occasioni rare ed eccezionali, quando si tratta di rispondere a un’urgenza, di mettere a fuoco e fare fronte a un’emergenza.
Che, in questo caso, investe la famiglia.
Basta guardarsi intorno per coglierla. È sufficiente posare lo sguardo sui propri vicini, amici e parenti per comprenderne la portata. Ed è inutile negarla o fare finta di niente, ripetere “va tutto bene” senza “sporcarsi le mani”: se ci confrontiamo con la realtà per quella che è, al di là di ogni pre-giudizio o partigianeria, non possiamo non concordare sul fatto che l’istituzione famigliare stia attraversando un momento di profonda criticità.
Il Documento preparatorio per il Sinodo ne illustra e mette in luce le cause principali: la diffusione delle coppie di fatto (che escludono il matrimonio dal loro orizzonte di vita), le unioni tra persone dello stesso sesso (alle quali è spesso consentita l’adozione), i matrimoni misti o interreligiosi, la cultura del non-impegno, un femminismo ostile alla Chiesa, madri surrogate e via dicendo.

 

Crisi crisi crisi…
Da qualche anno non si parla di altro. Anche se, in realtà, il termine dovrebbe indicare qualcosa di breve, temporalmente definito, con un carattere emergenziale. Come a dire: c’è un picco, poi una crisi, poi un picco, una crisi e così via. Ora, invece, la crisi dura e non accenna a diminuire. Al punto che, forse, dovremmo accettarla come norma, ricalibrando le nostre aspirazioni in modo radicale e aggrappandoci a ciò che conta davvero: alla famiglia, luogo nel quale ci formiamo come persone e, al tempo stesso, “cellula vivificante” e mattone della società.
Se vogliamo recuperare un po’ di speranza e trovare un senso in questi giorni complicati dobbiamo riportare al centro di tutto la bellezza dell’amore e la dignità suprema della genitorialità, che permettono di partecipare all’opera creatrice del Signore: “Attraverso la procreazione”, dice il Documento preparatorio, “l’uomo e la donna compiono nella fede la vocazione all’essere collaboratori di Dio nella custodia del creato e nella crescita della famiglia umana”.

 

Per farlo, però, bisogna essere disposti a stringere i denti e faticare: papa Francesco paragona le vicissitudini della famiglia nella società contemporanea a quelle del popolo di Israele in cammino nel deserto. Un viaggio terribile, che lo mette a dura prova, lo fa vacillare, fa nascere la tentazione di invertire la marcia e tornare indietro, di “abbandonare il cammino”.
Lo stesso vale per le coppie di sposi, che sempre più faticano a sopportare il “viaggio” della vita familiare: “La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore. Perdono il gusto del Matrimonio, non attingono più l’acqua dalla fonte del Sacramento. La vita quotidiana diventa pesante e tante volte ‘nauseante’”. Sono portati a scoraggiarsi, ad allontanarsi, a sciogliere il vincolo che li lega.
Di fronte a questo processo la sola possibilità è affidarsi a Gesù: "L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo. Questo è il compito che avete tra voi. 'Ti amo, e per questo ti faccio più donna' – 'Ti amo, e per questo ti faccio più uomo'. È la reciprocità delle differenze. Non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. È un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita!”.