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Approfondimento de "Il bordo vertiginoso delle cose" di Carofiglio

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Quel che a noi preme è il bordo vertiginoso delle cose / il ladro che ruba con onestà, l’assassino che mostra misericordia / l’ateo superstizioso, la prostituta / che si innamora e salva la sua anima leggendo romanzi d’amore francesi…”: questa potrebbe essere una traduzione approssimativa dei versi di Robert Browning da cui Gianrico Carofiglio si è fatto ispirare per dare il titolo al suo ultimo romanzo, Il bordo vertiginoso delle cose, edito da Rizzoli.

 

Chi ama assegnare definizioni questa volta si troverà deluso, perché si tratta di un romanzo dai contorni indefiniti, un po’ storia d’amore, un po’ romanzo di formazione nella cornice degli anni ’70, con conseguenti risvolti politici, un po’ libro autobiografico, nel senso, come specifica l’autore, di una personale “biografia delle emozioni”. Così come chi ha conosciuto e apprezzato la scrittura tersa dell’ex magistrato barese per le appassionanti indagini dell’avvocato Guido Guerrieri iniziate ormai una decina di anni fa (l’esordio è del 2002 con Testimone inconsapevole, cui sono seguiti altri tre fortunati romanzi, tutti editi da Sellerio) dovrà per questa volta abbandonare il filone del thriller legale (ma non disperate, Carofiglio promette presto un nuovo episodio), per seguire la storia di Enrico Vallesi, che di professione fa invece lo scrittore.

 

Una mattina come tante, Enrico fa colazione in un bar e una notizia di cronaca nera letta distrattamente su un quotidiano lo fa sobbalzare. All’improvviso, e senza un motivo (ancora) spiegabile, decide che è il momento di fare quel viaggio cha da anni rimanda, verso Bari, città in cui è nato, e verso il suo passato. Così prende il via la narrazione, che poi si snoda su due piani temporali, in capitoli alternati, per accompagnare Enrico oggi e Enrico quando ha sedici anni, l’uno che parla in seconda persona (un punto di vista che si trova in pochi romanzi, fra tutti: Se una notte d’inverno un viaggiatore e Le mille luci di New York),  l’altro in prima, proprio per marcare la scissione del protagonista. Uno che vive di contrasti che difficilmente possono trovare un equilibrio, che da giovane è in egual misura affascinato dall’amore – per Celeste, la prof. di filosofia, che lo inizia al culto per le parole – e dalla violenza – conosciuta per il tramite di Salvatore, compagno di classe pluriripetente, impegnato in politica. 

 

“A cosa serve la letteratura se non a scandagliare le crepe nella normalità?” – sembra chiedersi il Carofiglio di questo romanzo. Dove vita e letteratura si sono unite in un abbraccio che potrebbe finire con il soffocare Enrico, che si guarda indietro e prende amaramente atto di non essere stato capace di vivere a pieno, perché troppo preso a raccontare quella stessa vita, e di non essere riuscito a fare bene neanche quello. Una sola via d’uscita gli si presenta: oltrepassare quel bordo che dà le vertigini e mettersi faccia a faccia con il lato più oscuro del suo io.



Guarda il trailer de Il bordo vertiginoso delle cose: