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Giuseppe Dossetti

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Giuseppe Dossetti nasce a Genova il 13 febbraio 1913, ma cresce in Emilia, prima a Reggio poi a Bologna, dove frequenta l’università di Giurisprudenza. In seguito alla laurea in Diritto Canonico, e su impulso di padre Gemelli, si trasferisce a Milano per continuare gli studi presso la Cattolica. Lo scoppio della guerra e il definitivo decadimento del regime non lo lascia indifferente, al contrario. Dossetti, che si definisce un “irriducibile antifascista”, torna in Emilia e, con il nome di Benigno, prende parte alla lotta partigiana. Pur non essendo comunista e rifiutandosi di imbracciare le armi, diventa presidente del Comitato di Liberazione Nazionale di Reggio.
La politica lo conquista. Al termine delle ostilità, diventa vicesegretario della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e partecipa all’Assemblea Costituente. Dossetti è appassionato, parla di “democrazia sostanziale”, sviluppa  uno sguardo attento agli strati più deboli e penalizzati della comunità. Alle elezioni del ‘48 decide di non candidarsi, ma le pressioni di papa Pio XII e del cardinale Montini gli fanno cambiare idea. Una volta eletto, prosegue in Parlamento le sue battaglie: ha un approccio radicale, fondato sull’ideale evangelico. Dinanzi all’impraticabilità della sua proposta e al contrasto con il segretario De Gasperi, politico esperto e pragmatico, nel 1951 si dimette dalla DC, dal Parlamento e dalla vita politica attiva.

 

Torna a Bologna, dove, stimolato dal cardinale Giacomo Lercaro, fonda un centro di studi teologico. Dossetti pensa a un rinnovamento profondo della Chiesa, a un’apertura, attenta e rispettosa, nei confronti della “mondità”. La Piccola Famiglia dell’Annunziata, fondata nel 1956 sulla regola del "silenzio, preghiera, lavoro e povertà", risponde proprio a questo fine. Già terziario francescano, nel 1959 è nominato sacerdote e, in veste di collaboratore di Lercaro, prende parte al Concilio Vaticano II.
La comunità monastica, intanto, cresce, si espande, arriva fino in Terra Santa. Giorno dopo giorno diventa il centro della sua esistenza. In seguito alla rimozione di Lercaro, troppo vicino ai comunisti bolognesi, Dossetti si ritira dalla vita pubblica. Negli ultimi anni, sceglie il silenzio. Si fa sentire solo per difendere la Costituzione e i valori che l’hanno promossa. Si spegne il 15 dicembre 1996.