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Don Gallo

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Don Andrea Gallo (18 luglio 1928 - 22 maggio 2013) è stato un uomo di Chiesa. Perciò un uomo di popolo, vicino agli ultimi, agli esclusi, agli sconfitti. Certo, ha portato avanti posizioni scomode, a volte in aperto contrasto con l’insegnamento della Chiesa. Prese di posizione spiazzanti, che nascevano, però, da un amore profondo, passionale e sincero per quella che definiva "la mia gente". Don Gallo, ordinato sacerdote nel 1959, ha avuto una vita irrequieta, passata attraverso l’esperienza missionaria in Brasile, quella di cappellano sulla nave riformatorio della Garaventa e quella di vice parroco preso la chiesa del Carmine, nella sua amata Genova. Nel 1975 ha partecipato alla fondazione della Comunità di San Benedetto al Porto, con l’intento di accordare pulpito e pratica quotidiana: “La cosa più importante”, diceva, “che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri, cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare e non ascoltare mai”. Le sue posizioni “eretiche” lo hanno avvicinato alle lotte in favore della liberalizzazione delle droghe leggere, alle problematiche legate alla sessualità, al lavoro e al pacifismo militante. E lo hanno allontanano un po’ dalla Curia, anche se, come dice monsignor Nicolò Anselmi, già direttore della Pastorale giovanile della Cei, il suo era davvero “un cuore da prete”.