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Cristo Re

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Ὑμεῖς δὲ γένος ἐκλεκτόν, βασίλειον ἱεράτευμα,
ἔθνος ἅγιον, λαὸς εἰς περιποίησιν,
ὅπως τὰς ἀρετὰς ἐξαγγείλητε
τοῦ ἐκ σκότους ὑμᾶς καλέσαντος
εἰς τὸ θαυμαστὸν αὐτοῦ φῶς·
(1Pt 2,9.)
(Ma) voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (1Pt. 2,9.)

Ἐγώ εἰμι τὸ Ἄλφα καὶ τὸ Ὦ,
λέγει κύριος, ὁ θεός,
ὁ ὢν καὶ ὁ ἦν καὶ ὁ ἐρχόμενος, ὁ παντοκράτωρ.
(Ap 1,8.)
Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente (Ap 1,8.)

Superate le polemiche seguite all'istituzione di questa solennità ad opera di Pio XI nel 1925, è opportuno riflettere sul senso che mantiene ai giorni nostri. Prendo le mosse dal testo della prima lettera di Pietro, anche se non fa parte dei testi biblici che la Chiesa pone alla nostra attenzione in questa occasione, perché mi sembra opportuno evidenziare la nostra condizione di stirpe eletta (γένος ἐκλεκτόν) e il nostro sacerdozio regale (βασίλειον ἱεράτευμα) dai quali siamo investiti in virtù della nostra vita sacramentale inaugurata con il Battesimo e gli altri Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Tale condizione è prodromo per comprendere il senso della regalità di Cristo. Tutto prende origine dalla vittoria della Luce sulle Tenebre dalle quali l’uomo è stato tratto grazie alla misericordia di Dio che ci ha resi suo popolo e nazione santa (ἔθνος ἅγιον)! (cfr. 1Pt. 2, 10). Da questo episodio siamo chiamati a proclamare le sue meravigliose opere, le sue grandezze (τὰς ἀρετὰς).

 

Nell’umanità adottata e salvata dalla luce di Dio stanno quindi il senso della celebrazione odierna e il fulcro del potere regale di Cristo che non finirà mai (cfr. Dn. 7, 14). Ecco il motivo per cui continuiamo a parlare oggi di regalità di Cristo, proprio perché fa parte di quei connotati che vengono trasmessi per eredità: poiché siamo figli di Dio, siamo anche coeredi di Cristo (συγκληρονόμοι δὲ Χριστοῦ) (cfr. Rm 8, 17).
La regalità, dunque, ancor prima che un potere politico e militare è un servizio, che rientra nelle prerogative di Dio e nel mettersi a disposizione del suo popolo.
Sacerdozio regale è la sacra mediazione tra Dio e gli uomini, di cui siamo rivestiti in virtù della nostra elezione in Cristo e assimilazione a lui; è un servizio che dobbiamo rendere agli uomini. Consacrati in Cristo, siamo chiamati a consacrare; santificati, siamo chiamati a santificare; redenti, siamo chiamati a collaborare al progetto di redenzione attuato in Cristo e affidato a ciascuno di noi, perché esso continui a risuonare nel tempo e possa raggiungere ogni uomo lungo il cammino della storia che converge in quell’Alfa e Omega di cui ci parla il libro della Rivelazione. In questa storia Cristo è colui che continua a venire (ἐρχόμενος) nella nostra esistenza per dispensarci tutte le grazie (παντοκράτωρ) appunto per questo Onnipotente (cfr. Ap 1,8).

Danilo Mauro Castiglione
Oblato Benedettino Secolare