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Catechismo, la scuola della Parola

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Il catechismo è un episodio centrale nella vita di un cristiano e un atto fondativo della Comunità. A volte, invece, se ne dimentica l’importanza, lo si vive con superficialità, quasi che fosse un’esperienza tra le tante.  
Che errore!
Il catechismo (si veda la nostra proposta di lettura) accompagna i più piccoli nel loro cammino di iniziazione cristiana. Insegna loro a vivere e ad amare come ha fatto Gesù, a conoscerlo come il Salvatore che opera attraverso i Sacramenti e il Vangelo. Il catechista è testimone di una fede viva, che si alimenta nella liturgia e nella preghiera, che non è solo "teoria", ma fratellanza e condivisione. Per questo non deve scoraggiarsi se a volte ha l’impressione di predicare nel deserto, se, in questo mondo virtuale e frammentato, ha la sensazione che la sua disponibilità non dia frutto. In realtà, non fa che continuare il lavoro di semina  di chi lo ha preceduto, e che ha reso alto, forte e robusto l’albero della Chiesa.
In questo senso, vale la pena riportare alcuni stralci dell’intervento dell’allora cardinale Joseph Ratzinger in occasione del Giubileo dei catechisti e dei docenti di religione del 2000:

 

"La vita umana non si realizza da sé. La nostra vita è una questione aperta, un progetto incompleto ancora da completare e da realizzare. La domanda fondamentale di ogni uomo è:  come si realizza questo  diventare uomo? Come si impara l'arte di vivere? Quale è la strada alla felicità?
Evangelizzare vuol dire: mostrare questa strada - insegnare l'arte di vivere. Gesù dice nell'inizio della sua vita pubblica:  Sono venuto per evangelizzare i poveri (Lc 4, 18); questo vuol dire:  Io ho la risposta alla vostra domanda fondamentale; io vi mostro la strada della vita, la strada alla felicità - anzi:  io sono questa strada. La povertà più profonda è l'incapacità di gioia, il tedio della vita considerata assurda e contraddittoria. Questa povertà è oggi molto diffusa, in forme ben diverse sia nelle società materialmente ricche sia anche nei paesi poveri. L'incapacità di gioia suppone e produce l'incapacità di amare, produce l'invidia, l'avarizia - tutti i vizi che devastano la vita dei singoli e il mondo. Perciò abbiamo bisogno di una nuova evangelizzazione […] Tuttavia osserviamo un processo progressivo di scristianizzazione e di perdita dei valori umani essenziali che è preoccupante. Gran parte dell'umanità di oggi non trova nell'evangelizzazione permanente della Chiesa il Vangelo, cioè la risposta convincente alla domanda:  Come vivere?
Perciò cerchiamo, oltre l'evangelizzazione permanente, mai interrotta, mai da interrompere, una nuova evangelizzazione, capace di farsi sentire da quel mondo, che non trova accesso all'evangelizzazione "classica". Tutti hanno bisogno del Vangelo; il Vangelo è destinato a tutti e non solo a un cerchio determinato e perciò siamo obbligati a cercare nuove vie per portare il Vangelo a tutti. Però qui si nasconde anche una tentazione - la tentazione dell'impazienza, la tentazione di cercare subito il grande successo, di cercare i grandi numeri. E questo non è il metodo di Dio […] Le grandi cose cominciano sempre dal granello piccolo ed i movimenti di massa sono sempre effimeri.

 

Il disegno trinitario - visibile nel Figlio, che non parla nel nome suo - mostra la forma di vita del vero evangelizzatore - anzi, evangelizzare non è semplicemente una forma di parlare, ma una forma di vivere:  vivere nell'ascolto e farsi voce del Padre […] Non possiamo guadagnare noi gli uomini. Dobbiamo ottenerli da Dio per Dio. Tutti i metodi sono vuoti senza il fondamento della preghiera. La parola  dell'annuncio deve sempre bagnare in una intensa vita di preghiera […]
Quanto ai contenuti della nuova evangelizzazione è innanzitutto da tener presente l'inscindibilità dell'Antico e del Nuovo Testamento. Il contenuto fondamentale dell'Antico Testamento è riassunto nel messaggio di Giovanni Battista:  Convertitevi! […] La parola greca per convertirsi significa:  ripensare - mettere in questione il proprio ed il comune modo di vivere; lasciar entrare Dio nei criteri della propria vita; non giudicare più semplicemente secondo le opinioni correnti. Convertirsi significa di conseguenza:  non vivere come vivono tutti, non fare come fanno tutti, non sentirsi giustificati in azioni dubbiose, ambigue, malvagie dal fatto che altri fanno lo stesso; cominciare a vedere la propria vita con gli occhi di Dio; cercare quindi il bene, anche se è scomodo; non puntare sul giudizio dei molti, degli uomini, ma sul giudizio di Dio - con altre parole:  cercare un nuovo stile di vita, una vita nuova […] Certo, la conversione è innanzitutto un atto personalissimo, è personalizzazione […]  Ma la vera personalizzazione è sempre anche una nuova e più profonda socializzazione. L'io si apre di nuovo al tu, in tutta la sua profondità, e così nasce un nuovo Noi […]

 

La parola-chiave dell'annuncio di Gesù è:  Regno di Dio. Ma Regno di Dio non è una cosa, una struttura sociale o politica, un'utopia. Il Regno di Dio è Dio. Regno di Dio vuol dire:  Dio c'è. Dio vive […] Anche qui è da tener presente l'aspetto pratico. Dio non si può far conoscere con le sole parole. Non si conosce una persona, se si sa di questa persona solo di seconda mano. Annunciare Dio è introdurre nella relazione con Dio:  Insegnare a pregare. La preghiera è fede in atto. E solo nell'esperienza della vita con Dio appare anche l'evidenza della sua esistenza. Perciò sono così importanti le scuole di preghiera, di comunità di preghiera. C'è complementarità tra preghiera personale ("nella propria camera", solo davanti agli occhi di Dio), preghiera comune "paraliturgica" ("religiosità popolare") e preghiera liturgica […]
Dio non è il concorrente della nostra vita, ma il garante della nostra grandezza. Così ritorniamo al nostro punto di partenza:  Dio. Se consideriamo bene il messaggio cristiano, non parliamo di un sacco di cose. Il messaggio cristiano è in realtà molto semplice. Parliamo di Dio e dell'uomo, e così diciamo tutto".