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Anna Maria Cànopi

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Madre Anna Maria Cànopi, la fondatrice del monastero di San Giulio sul lago d’Orta, muore il 21 marzo 2019 all'età di 87 anni.
Badessa di Mater Ecclesiae, l'abbazia benedettina da lei fondata nel 1973, aveva lo sguardo profondo di chi ha fatto della contemplazione il pozzo segreto a cui attingere forza e serenità. La sua giornata iniziava alle tre e mezza del mattino con la preghiera e ogni tratto del suo carattere e persino delle sue movenze indicava consacrazione, modestia e un rapporto saldo e intimo con Dio. Per le sue consorelle, l’immagine che più si addice a Madre Cànopi è quella del Buon Pastore, una badessa secondo le indicazioni e l'esempio di San Benedetto.
Anna Maria Cànopi è nata a Pecorara, nel Piacentino, con il nome di Rina in una famiglia numerosa e molto credente. Con la famiglia si è poi trasferita a Montalto Pavese e ha svolto i suoi studi superiori a Pavia dove ha frequentato in particolare una chiesa, San Pietro in Ciel d’Oro. Si è laureata poi in Lettere alla Cattolica di Milano.
La sua guida spirituale in quegli anni fu monsignor Aldo Del Monte, che l’aiutò a maturare la vocazione monastica.
Con l’inizio del noviziato canonico nell'abbazia di Viboldone il 14 aprile 1961, ricevette il nome di Anna Maria.
L’11 ottobre 1973, su richiesta del vescovo Del Monte, insieme a cinque monache, fondò il monastero benedettino Mater Ecclesiae sull’Isola di San Giulio sul lago D'Orta.
Numerose le attività alle quali venne chiamata a partecipare: dopo il Concilio partecipa alla revisione della nuova traduzione della Bibbia Cei e alla preparazione dei nuovi libri liturgici.  Nel 1993 è la prima donna a firmare il testo della Via Crucis al Colosseo. Nel 1995 interviene al Convegno Ecclesiale di Palermo in rappresentanza del monachesimo italiano. Ha inoltre collaborato alla revisione del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Gli scritti che lascia Anna Maria Cànopi sono numerosi: tanti volumi di spiritualità con uno stile incisivo e limpido.
Scriveva a proposito delle mistiche a lei care (Ildegarda, Matilde e Geltrude, tutte benedettine): «Donne che vivono una intensa vita mistica, in situazioni del tutto ordinarie e che spesso nascondono eroismi inimmaginabili. Tutte, in fondo, hanno il loro prototipo in quell’umilissima donna silente e ignara di sé come una bambina – Maria di Nazareth – che piacque talmente a Dio da essere da lui colmata di grazia e resa la perfetta dimora e icona della Trinità». Scriveva di loro Madre Cànopi, ma viveva nei fatti, lei stessa, lo stesso percorso di silenzio, dedizione e intensa fede delle mistiche che erano state per lei di ispirazione.