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20/10/2017

Presa la decisione di farsi suora, Anna Francesca (questo il suo nome di battesimo) lascia che sia il suo parroco a scegliere per lei tra le varie congregazioni femminili. Al momento della professione religiosa prende poi i nomi di Maria Bertilla. I suoi primi compiti in comunità sono i lavori in cucina, al forno e in lavanderia: nessun problema per una che conosce le fatiche della campagna ancora senza macchine, dove tutto si fa a forza di braccia. Poi inizia il tirocinio presso l’ospedale di Treviso e si rimette a studiare, diplomandosi infermiera. Ma ecco poi sopraggiungere il tumore, l’intervento chirurgico, la lenta ripresa. Pochi anni dopo scoppia la Prima Guerra Mondiale, e quando Treviso viene a trovarsi in pericolo, suor Maria Bertilla è trasferita in Lombardia con tutto l’ospedale, e sottoposta a una prova severa: incomprensioni e dissensi provocano la sua “retrocessione” da infermiera a donna di fatica in lavanderia. Suor Maria Bertilla ne soffre moltissimo: ma dentro di sé, soltanto dentro. Il suo fisico ora resiste meno allo sforzo, ma la volontà non cede. Dopo il rientro a Treviso, viene reintegrata nelle funzioni di infermiera. Finché crolla: si è riprodotto il tumore. Nuova operazione, ma questa volta non si rialza più e la sua vita si conclude a trentaquattro anni. L’irradiazione però continua. Presso la sua tomba c’è sempre chi prega, chi ha bisogno della suora infermiera per i mali più diversi: e l’aiuto, per vie misteriose, arriva. Le sue spoglie si trovano ora a Vicenza, nella casa madre della sua comunità, le Suore Maestre di Santa Dorotea.