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07/07/2018

San Villibaldo

È a questo camminatore inglese che Montecassino deve la sua rinascita, dopo la distruzione a opera del longobardo Zottone nel 580-81. La sua famiglia lo mette a scuola dai monaci di Waltham, dove poi Villibaldo decide di farsi monaco. Ma prima dei voti definitivi va in Terrasanta con un gruppo di pellegrini, tra cui suo padre (che morirà a Lucca) e suo fratello Vinnibaldo. Resta due anni a Roma, poi continua senza il fratello verso la Palestina, allora sotto gli arabi. I pellegrini cristiani vi sono in genere bene accolti; in quel momento, tuttavia, per tensioni politiche con l’Impero bizantino, Villibaldo e i suoi rischiano la prigione: li credono spie. Ma il soggiorno prosegue poi in pace, e nel 729 lo troviamo ancora a Roma. Ma non torna poi in patria. Papa Gregorio II lo invia nel 729 a Montecassino, dove il tenacissimo bresciano Petronace ha rimesso inpiedi i muri. Ora si tratta di rifare i monaci, dopo l’abbandono dei tempi di Zottone, quando, con l’abate Bonito, essi cercarono scampo a Roma, portando con sé soltanto la provvista di pane e il libro della Regola. Così il quasi monaco d’Inghilterra (non ha ancora emesso la “professione” definitiva) ricompone una comunità nel solco della vera tradizione e dello stile di vita insegnato dal fondatore. E in quest’opera spende altri dieci anni.

Tornato a Roma, vi trova un papa nuovo, Gregorio III (731-741), che lo invia a evangelizzare i tedeschi. Pronto, Villibaldo riparte, a suo agio dovunque, e soprattutto “di casa” in ogni parte d’Europa. Dalla Germania lo ha richiesto al papa Winfrido, detto poi Bonifacio, l’apostolo del mondo tedesco, che è imparentato con lui e ha già con sé il fratello Vinnibaldo. Sta organizzando in Baviera una struttura diocesana, e nel 740 ordina Villibaldo sacerdote, consacrandolo poi vescovo di Eichstätt già l’anno dopo. Il vescovo Villibaldo costruisce la sua cattedrale, fonda un monastero e soprattutto controlla rigorosamente tutti gli altri, per incarico di Bonifacio. E poi incomincia per lui un’esperienza nuova: quella del predicatore itinerante, davanti ad ascoltatori che solo in parte sono cristiani. Quest’opera lo impegna fino alla morte. E lo rende eccezionalmente popolare, già con una fama di santità in vita, che poi si trasformerà in culto spontaneo e duraturo, molto in anticipo sul riconoscimento canonico.