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23/09/2018

San Lino

Dopo san Pietro c’è subito lui: Lino, secondo capo della Chiesa, primo papa italiano. Toscano d’origine, nato a Volterra: così dicono vari studiosi e il grande Cesare Baronio, lo storico cinquecentesco della Chiesa. A essi si unirà, il 24 settembre 1964 in San Pietro, Paolo VI, dicendo all’udienza generale: “Abbiamo con noi un gruppo di Volterra (…) La diocesi sorella (…) Sì, questo titolo le spetta, perché con san Lino ha dato alla Chiesa l’immediato successore di Pietro, il secondo papa”.
Sappiamo poco di Lino. Ignoti gli anni di nascita e di morte, la gioventù e gli studi. Sappiamo però che Lino vive tempi terribili con i cristiani di Roma. Nell’estate del 64 un incendio distrugge i tre quarti dell’Urbe, e se ne incolpa l’imperatore
Nerone. Forse è una calunnia dei suoi molti nemici: ma lui reagisce col diversivo della persecuzione generale contro i cristiani. E a essi giunge l’incoraggiamento di san Pietro nella sua prima Lettera: “Non vi sembri strana la prova del fuoco sorta contro di voi (…) anzi, rallegratevi per la parte che voi venite a prendere alle sofferenze di Cristo”. Anche san Pietro muore in questa persecuzione (forse nel 67) e gli succede Lino in tempo di delitto e di tragedia. Nerone muore nel 68 (si fa trafiggere da un servo) e nello stesso anno c’è una strage di successori: Galba, sgozzato nel Foro; Ottone suicida; Vitellio linciato dai romani. Solo con Vespasiano, nel 69, arrivano ordine e pace a Roma. Ma è scoppiata in Palestina la rivolta contro il dominio romano: la Guerra Giudaica, che finisce nel settembre 70 con Gerusalemme occupata dalle truppe di Tito e col tempio profanato e distrutto.
Lino è chiamato in questi suoi anni di pontificato (nove, si ritiene) a rianimare i fedeli, a orientarli nella confusione dottrinaria provocata dall’opera di gruppi settari. È lui quello che deve tenere unita la Chiesa sotto l’uragano, e comincia a delinearne la forma organizzata, la “struttura”: sappiamo per esempio che ha nominato vescovi e preti, e ha dato regole alla pratica comune della fede. Si attribuisce a lui l’obbligo per le donne di partecipare alla celebrazione eucaristica col capo coperto.