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27/08/2018

San Cesario di Arles

“È un monaco esemplare”, dicono certi confratelli. “Troppo esemplare”, mormorano certi altri, meno spirituali. Nel monastero gli fanno amministrare la mensa, e lui raziona severamente cibo e bevande a tutti, cominciando da se stesso. Nato da una famiglia gallo-romana di limitate risorse, sui vent’anni si è fatto monaco a Lérins, nel minuscolo arcipelago al largo di Cannes, presso il monastero già illustre centro di studi e di spiritualità. Poi il vescovo Eonio di Arles gli conferisce il sacerdozio e lo manda in un altro monastero a riportare la disciplina. È la sua specialità: “Uso severità perché dovrò renderne conto al Giudice eterno”. Intorno ai trentatre anni, morto Eonio, è vescovo di Arles, capitale della Gallia romana dal 395 alla caduta dell’Impero d’Occidente. Ora la Gallia è un enorme condominio di ostrogoti, visigoti, burgundi, ai quali si aggiungono dal Nord i franchi, futuri padroni di tutto. Cesario è vescovo dei cattolici in una terra dove comandano i visigoti ariani, con le campagne ancora scarsamente e irregolarmente evangelizzate. In questa situazione, Cesario si realizza come il tipico vescovo dei “tempi di ferro”, difensore di tutti gli indifesi, che cresce in autorità per la sua dedizione alle popolazioni che nessun altro aiuta. Vende gli oggetti preziosi delle chiese per pagare i riscatti, si rivolge ai governanti e ai sovrani visigoti e burgundi. E costruisce ad Arles l’ospedale più importante di tutta la Gallia. È soprattutto un grande predicatore. Ammonisce i preti: “Chi non predica la parola di Dio dovrà renderne conto al Giudice”. Molte delle sue prediche sono giunte fino a noi grazie alle ricerche del benedettino francese Padre Leopoldo Germano Morin. Cesario predica presentando i suoi concetti attraverso immagini familiari ai fedeli: le sue prediche sono brevi, una ventina di minuti, ma hanno avuto un’ampia diffusione nell’alto Medioevo e sono stati utilizzate da generazioni di predicatori. È anche autore della Regola per un monastero femminile (fondato da sua sorella Cesaria), poi accolta anche da comunità maschili. Morto nel 543 già in fama di santità, Cesario viene sepolto nella basilica di Santa Maria, devastata dall’invasione saracena dell’VIII secolo. Ad Arles si conserva oggi il coperchio del suo sarcofago.