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27/07/2018

San Celestino I papa

Papa dal 10 settembre 422 al 27 luglio 432, san Celestino I era figlio di Prisco, nativo della Campania e forse legato da parentela con l’imperatore Valentiniano III. Fu chiamato, con elezione concorde, a succedere a san Bonifacio I, benché a Roma fosse ancora forte il partito dell’antipapa Eulalio. Subito intraprese con vigore la restaurazione dottrinale e disciplinare della Chiesa. Estirpò il pelagianesimo in Italia e mandò san Germano d’Auxerre e san Patrizio ad estirparlo in Britannia e in Irlanda. Le sue decretali tracciavano sapienti norme: fu riconosciuta la dignità preminente delle Chiese d’Alessandria e d’Antiochia; confermato il vicariato della Sede apostolica nelle Chiese illiriche; regolate le elezioni vescovili nella Gallia viennese e narbonese, nell’Apulia e nelle Calabrie. Di lui è la regola, pur oggi così attuale e urgente: “Docendusest populus, non sequendus” (Il popolo va istruito, non seguito). Il suo nome è legato soprattutto alla lotta contro l’eresia nestoriana, la quale– troppo dividendo, nella persona di Cristo, Dio dall’uomo e troppo poggiando sull’elemento umano di Cristo – finiva anche col negare a Maria il titolo di “madre” di Dio, per riconoscerle soltanto quello di “madre di Cristo”. La nuova eresia, che incendiava l’Oriente, fu denunciata con veemenza a Roma da san Cirillo, patriarca di Alessandria; poi si radunò a Efeso un concilio ecumenico.

Celestino, che l’aveva già condannata in un sinodo romano, mandò come suoi legati al concilio i vescovi Arcadio e Proietto e il prete Filippo con l’incarico non di discutere, ma di far eseguire la sentenza romana. Il concilio (22 giugno 431) condannò Nestorio e definì solennemente la dottrina della divina maternità di Maria fra il giubilo del popolo. Celestino I ebbe poi il merito d’aver ricondotto all’ortodossia Giovanni d’Antiochia e i suoi vescovi orientali, amici di Nestorio, che difficilmente si sarebbero arresi davanti al carattere autoritario di Cirillo e specialmente dei suoi “anatematismi”, sostanzialmente ortodossi, ma espressi con termini facili a prestarsi a interpretazioni monofisitiche (come di fatto avvenne poi più tardi). Celestino I morì nello stesso anno di sant’Agostino, il grande vescovo d’Ippona e dottore della grazia da lui sempre difeso e lodato come un luminare della Chiesa. Presente san Celestino I sulla Cattedra romana, il papato apparve veramente nella pienezza del magistero apostolico, come “vetta e culmine dell’apostolato”; tale lo saluta un’iscrizione dedicatoria del tempo nella basilica di Santa Sabina sull’Aventino. Pontificò nove anni e dieci mesi, e poi gli successe san Sisto III; è sepolto nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria, in un sepolcro ornato di pitture allusive al concilio efesino.