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02/07/2018

San Bernardino Realino

Diventa patrono di una città addirittura da vivo. Mai vista una cosa simile e con tanta solennità. Siamo a Lecce, nell’estate del 1616: il Padre gesuita Bernardino Realino sta morendo, quarantadue anni dopo esservi arrivato. I reggitori del municipio lo vanno allora a visitare “in corpo”, ossia tutti insieme, in forma ufficiale. E gli fanno la sbalorditiva richiesta di voler essere il protettore della città di generazione in generazione, per sempre. Il moribondo acconsente, tranquillo e lieto. D’altra parte è già amico, consigliere, soccorritore dei cittadini – è già loro “patrono” – da più di quattro decenni. Anche se non è leccese, e nemmeno pugliese.
È emiliano, nato in una famiglia illustre di Carpi, negli studi lo attira tutto: la letteratura classica (ci è giunto un suo commento in latino a Catullo) e successivamente a Bologna la filosofia, poi ancora la medicina. Infine, a ventisei anni, si laurea in diritto civile e canonico. Suo padre è un collaboratore del cardinale Cristoforo Madruzzo, che come vescovo di Trento è stato il “padrone di casa” del concilio famoso, e uno dei protagonisti; e che dal 1556 è governatore di Milano per conto del re Filippo II di Spagna. Sotto la sua protezione, il dotto Bernardino si avvia per la strada dei “pubblici uffici”.

È podestà a Felizzano Monferrato, poi “avvocato fiscale” ad Alessandria. Dopo altri incarichi in Piemonte, passa al servizio del governovicereale a Napoli, anch’essa città soggetta alla Spagna col suo regno.
Qui però la sua carriera s’interrompe. Frequenta i gesuiti e decide di essere uno di loro, abbandonando codici e carriera. Nel 1567 Bernardino è ordinato sacerdote e diventa il maestro dei novizi gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al quale si dedicherà fino alla morte. Ma insieme si dedica alla gente di Lecce, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, tutti sbalorditi per la sua irriducibile pazienza nell’occuparsi di situazioni, necessità, miserie, a cui s’ingegna di provvedere con un dinamismo che ha del prodigioso: tant’è che gli si attribuiscono vari miracoli già da vivo. Quando poi il male lo colpisce, è naturale per la municipalità fare quel passo inaudito e bellissimo, chiedendo a un morente aiuto e protezione anche oltre questa vita. E per Bernardino è naturalissimo rispondere di sì, con le estreme forze. Fatta questa promessa, si spegne a ottantasei anni. Papa Pio XII lo proclamerà santo nel 1947.