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05/07/2018

Sant'Antonio Maria Zaccaria

”Dovete correre come pazzi!”. Parla così un prete ad altri preti. E quelli davvero corrono, all’epoca sua e dopo: anche nel terzo millennio. “Correre verso Dio e verso gli altri”, precisa. Lutero mette interi popoli contro la Chiesa: cosa gravissima. Ma sono un disastro anche molti cattolici: pastori miopi, ignoranza religiosa, fede di superficie… Vivaci gruppi cristiani già lottano per riformare la Chiesa “dal di dentro”.  Ed eccone uno qui, che spinge a “correre”. È Antonio Maria Zaccaria, di famiglia cremonese. Perde il padre a pochi mesi dalla nascita. Sua madre ha diciotto anni! E lo educa lei, tenera e coraggiosa, tra le guerre e il declinare delle fortune familiari. Antonio nel 1524 si laurea in medicina a Padova. Ma poi, tornato a Cremona, eccolo occupato a spiegare Vangelo e dottrina a grandi e piccoli. Si fa prete, consacrato nel 1528. Sta già correndo.

Cappellano della contessa Ludovica Torelli, la segue a Milano nel 1530. E qui accelera, trovando sostegno nello spirito d’iniziativa di questa signora e in due amici milanesi sui trent’anni come lui: Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari. Rapidamente nascono a Milano tre novità, tutte intitolate a san Paolo ,il “suo” apostolo (che deve avergli dato l’idea della vita come corsa). Già nel 1530 egli fonda una comunità di preti, i Chierici regolari di San Paolo: uomini della riconquista attraverso il sapere, attraverso la Parola di Dio riportata a tutti nei luoghi più diversi. Milano li chiamerà barnabiti, dalla chiesa di San Barnaba, loro prima sede.
Poi vengono le Angeliche di San Paolo, primo esempio di suore fuori clausura, a contatto col popolo. San Carlo Borromeo ne sarà entusiasta, ma il concilio di Trento prescriverà loro il monastero. S’interrompe una grande esperienza, seme di future realtà.
Terza fondazione: i Maritati di San Paolo, con l’impegno apostolico costante dei laici sposati.
La predicazione vivacissima provoca due denunce contro il fondatore. Lui corre a Roma. Due processi: due assoluzioni. Ora lo chiamano anche a pacificare le città: e durante una di queste missioni, a Guastalla, il suo fisico cede. Lo portano a Cremona, dove muore.  Nel 1891 il corpo sarà traslato a Milano in San Barnaba, e nel 1897 la Chiesa lo proclamerà santo.
A lui si devono anche le Quarantore “pubbliche”, e i tocchi di campana ogni venerdì alle 15, che ricordano l’ora della morte di Cristo.