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24/06/2018

Navità di San Giovanni Battista (di Rinaldo Fabris)

Solo di Giovanni il Battista, oltre che di Gesù e di sua madre Maria, si fa memoria della nascita nella liturgia cristiana. Questo conferma il suo legame con Gesù, al punto che non si può pensare l’uno senza l’altro. Il profeta Giovanni rende testimonianza a Gesù, e prepara il popolo di Israele a incontrarlo. La “santità” di Giovanni, pieno di Spirito Santo “fin dal seno di sua madre”, è in funzione del suo ruolo nei confronti di Gesù, il Messia.
Nei primi due capitoli del suo Vangelo, Luca crea un dittico degli annunzi e delle nascite di Giovanni e di Gesù per mettere in risalto la rispettiva identità e missione. L’angelo Gabriele annunzia la nascita di un figlio al padre Zaccaria, sacerdote, durante la liturgia dell’offerta dell’incenso nel tempio: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,13-17).

Il testo lucano si ispira al modello letterario degli annunzi delle nascite dei personaggi biblici. L’angelo inviato da Dio traccia il profilo e l’identità spirituale di Giovanni secondo il modello del nazîr, l’uomo consacrato a Dio che non deve bere né vino né bevande inebrianti. La sua missione è modellata su quella del profeta Elia, il grande riformatore annunziato da Malachia per il tempo del Messia. La nascita di Giovanni dunque si colloca nella cornice del tempo messianico caratterizzato dalla “gioia”. L’angelo Gabriele, che sta al cospetto di Dio, è stato inviato per recare a Zaccaria un “lieto annunzio”.
La nascita del figlio sarà motivo di “gioia e esultanza” non solo per il padre, ma per molti che si rallegreranno. L’angelo indica il motivo di questa gioia messianica: “perché sarà grande davanti al Signore”. Stare davanti al Signore come servo è proprio dei profeti (cf. 1Re 17,1; 18,15). Ma solo di Giovanni si dice che “sarà grande”. Questa espressione richiama l’esclamazione della gente di fronte alla risurrezione del figlio della vedova di Nain: “Un grande profeta è sorto in mezzo a noi e Dio ha visitato il suo popolo”.
Nel canto di benedizione, il padre Zaccaria, sotto l’azione dello Spirito Santo, colloca la nascita di suo figlio nel contesto del compimento delle promesse messianiche: “Benedetto il Signore Dio d’lsraele perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo…” (Lc 1,68-70). Egli annunzia la missione del figlio Giovanni in questi termini: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1,76-79). Giovanni come profeta precede e prepara la venuta del Signore che porta la salvezza e la pace (Is 9,1).

Nell’incontro con Maria, la madre di Giovanni, Elisabetta, interpreta i movimenti del bambino nel suo grembo come segno della gioia messianica e proclama Maria “la madre del mio Signore” (Lc 1, 41-43). Attraverso la voce di sua madre Elisabetta, il bambino, “pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre”, inizia il suo compito di profeta precursore del Messia. Al momento dell’imposizione del nome al figlio di Zaccaria e di Elisabetta “tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: “Che sarà mai questo bambino?” si dicevano. Davvero la mano del Signore stava sopra di lui” (Lc 1,66). Il racconto della nascita di Giovanni trova un’eco nel ritornello della crescita: il fanciullo “cresceva e si fortificava nello spirito”. Egli vive in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele (Lc 1,80). In breve l’autore del terzo Vangelo proietta nella storia della nascita la relazione che Giovanni, il profeta “precursore” svolge nella missione pubblica di Gesù.

Nel racconto lucano della nascita di Giovanni Battista la prospettiva è quella della fede cristiana che riconosce in Gesù colui che porta a compimento le promesse di Dio. Giovanni è totalmente subordinato a Gesù. Le tradizioni risalenti all’ambiente di Giovanni Battista e conservate dai suoi discepoli, non consentono di tracciare un profilo preciso di Giovanni il Battista. Dopo il battesimo al fiume Giordano, Giovanni e Gesù si separano. Essi si parlano a distanza per mezzo dei loro discepoli. Nella tradizione di Matteo e Luca si riporta la risposta di Gesù ai discepoli di Giovanni e nello stesso contesto si registra l’elogio che egli fa del profeta davanti alla folla. Giovanni, per mezzo dei suoi discepoli, manda a chiedere a Gesù se è lui il Messia. Nella sua risposta Gesù elenca una serie di sei azioni che evocano le promesse dei profeti per il tempo messianico, e aggiunge una beatitudine che è un appello indiretto a Giovanni o ai suoi discepoli: “È beato colui che non si scandalizza di me” (Mt 11,6). Mentre gli inviati di Giovanni si allontanano,
Gesù si mette a parlarne alle folle con una serie di domande incalzanti: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta”.

Alla fine presenta Giovanni, come il “profeta” di cui parla la Scrittura: “Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te” (Mt 11,10; cf.Es 23,20; Ml 3,1).
Gesù completa il ritratto di Giovanni con una sentenza solenne: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11). Le categorie “grande” e “piccolo” indicano il ruolo e il destino delle persone nella prospettiva dell’agire sovrano di Dio nella storia della salvezza. Giovanni sta sul versante della promessa profetica della Scrittura che arriva al compimento con il regno di Dio inaugurato da Gesù: “Tutti i profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni” (Mt 11,13). Giovanni è il profeta inviato da Dio, per preparare i suoi contemporanei all'incontro con Gesù, che ne riconosce l’identità e il ruolo profetico nel disegno di Dio. Dunque nella tradizione dei vangeli la figura e l’attività di Giovanni Battista sono in stretta relazione con quelle di Gesù di Nazaret. Nella prospettiva cristiana Giovanni Battista prepara la via alla venuta di Gesù, che è il Cristo e il Signore. Egli è subordinato a Gesù, riconosciuto e proclamato dai suoi discepoli Messia e Figlio di Dio. I due personaggi, pur diversi nei rispettivi ruoli, sono inseparabili. Senza Gesù, Giovanni sarebbe solo l’ultima voce del profetismo biblico. Senza Giovanni, Gesù sarebbe solo un maestro guaritore che dà impulso a un movimento messianico destinato ad affermarsi oltre e al di fuori della tradizione giudaica. Se Gesù fa entrare Giovanni nel movimento  messianico, Giovanni radica Gesù Messia nel terreno biblico e giudaico.